Problemi enormi intorno al “clima”


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Sono davvero problemi giganteschi, quelli approdati sulla settantina di tavoli dei leader di tutto il mondo, a Copenaghen.

Come è già risultato in un “vertice straordinario” convocato a Bruxelles dal ministro svedese dell’Ambiente, Andreas Carigren (la Svezia è presidente di turno dell’Unione Europea); “senza Stati Uniti e Cina – ha detto Corigren – se ne ridurrebbero solo la metà”.

Leggiamo ancora sul “Corriere della Sera”, Luigi Offeddu:

Ma il problema è che anche l’Europa si sente chiedere lucidità di visione, e determinazione di intenti, le stesse qualità che esige da Usa e Cina. Il capo-negoziatore dell’Orni, Yvo DeBoer, ha chiesto ai ministri Ue «chiarezza e obiettivi precisi», poiché i loro governi non hanno ancora una posizione comune su quanto, e come, e quando, intendono contribuire al taglio delle emissioni nocive diCO2, di diossido di carbonio, nell’atmosfera. Quanto ai cinesi, secondo De Boer hanno due ragioni per volere il successo di Copenaghen: «Da una parte, saranno fra quelli più colpiti delle conseguenze del cambio climatico», dall’altra «è impensabile che continuino a crescere del 6% all’anno con un’economia basata sul carbone». E la Ue? A certe domande non sa rispondere perché assomiglia a una coperta mal rappezzata di vari colori: i Paesi dell’Est, come la Polonia, dicono di non voler pagare le colpe di chi impose loro l’industria pesante sovietica, con i suoi scarichi inquinanti; Danimarca e Svezia sono già molto avanti nel campo dell’energia eolica, ma altre nazioni sono ancora ai primi timidissimi esperimenti; e così via, la coperta è un mosaico confuso. Sullo sfondo resta un obiettivo generale (20% in meno di emissioni entro il 2020, 20% in più di efficienza energetica, e almeno il 20% di tutta l’energia tratta da fonti rinnovabili), come pure resta quel -30% simbolico fissato prima della metà di questo secolo. Ma per De Boer, non basta, e chiede una lista degli obiettivi dei Paesi ricchi, un chiarimento su quello che sono pronti a fare i maggiori Paesi emergenti come India e Cina, e un chiarimento sui finanziamenti da parte dei paesi ricchi ai più poveri, attraverso una lista di contributi». Non solo: Dai Paesi ricchi ci si devono attendere impegni non soltanto sul lungo termine ma anche sull’immediato. (i 10 miliardi all’anno già fissati per il 2010, il 2011, il 2012 in modo da garantire un “avvio rapido” della pulizia dei cieli del pianeta).