Prodi che non sa….

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Quando un presidente del Consiglio scrive, di solito, si pensa che egli sia bene informato sulle cifre che cita; non è il caso di Prodi preso clamorosamente in castagna dal presidente di Manageritalia.

Claudio Pasini, che dirige la Federazione nazionale dei dirigenti, quadri e professionali del Commercio, Trasporti, Turismo, Servizi e del Terziario Avanzato riferisce alla “lunga lettera” pubblicata sul “Corriere della Sera” nella quale Prodi comunicava di “aver riflettuto nei giorni di Pasqua” su alcuni dati di fatto; e scriveva tra l’altro che “i dirigenti delle imprese italiane hanno goduto durante il 2006, di aumenti medi di retribuzione del 17% rispetto all’anno precedente, cioè 8 volte il tasso d’inflazione. Paradossalmente, se non guadagnano almeno 2,5 milioni di euro all’anno, essi non entrano nemmeno nella classifica dei primi cinquanta manager italiani”. Per documentare questa affermazione – scrive Pasini- Lei rinvia a il Sole 24 Ore dell’8 aprile scorso e all’allegata tabella dei 100 top manager di società quotate a Piazza Affari. Ma esaminando con attenzione l’elenco si scopre che per il 30% circa si tratta di banchieri e assicuratori, per il 20% di imprenditori, per un altro 10-15% di alti dirigenti di aziende pubbliche, parapubbliche o di recente privatizzazione, per la parte rimanente infine si tratta di amministratori delegati di grandi gruppi.

Crediamo di comprendere il senso del messaggio, ma se questi sono gli elementi sui quali il Governo basa le proprie riflessioni per decidere possibili correttivi, quale Presidente di Manageritalia, Organizzazione sindacale di rappresentanza e tutela degli interessi dei manager delle imprese italiane del terziario, sono veramente sbalordito di un tale accostamento fra trattamenti retributivi ed emolumenti dei “top 100″ di questo Paese con le retribuzioni medie dei “dirigenti delle imprese italiane”, come Lei scrive. In realtà, i dirigenti d’impresa privati nel nostro Paese nel 2005 sono circa 186.000, con uno stipendio medio lordo annuo nel 2006 di 99.447 euro, comprensivo della retribuzione variabile effettivamente legata alla produttività aziendale (fonte: OD&M Consulting, VIII Rapporto sulle retribuzioni in Italia 2007). Francamente spiace che un politico e ancor prima uno studioso come Lei, attento alla realtà economica e sociale del nostro Paese, cada nell’equivoco provocato da quanti, sbagliando, confondono le super retribuzioni da capogiro di un centinaio di cosiddetti top manager con la retribuzione media, di importo ben diverso, di un’intera categoria di decine di migliala di dirigenti. È vero, abbiamo retribuzioni più alte rispetto alla media degli altri lavoratori dipendenti, ma secondo una proporzione relativa alle diverse responsabilità e rischi professionali che si corrono.

Nessuna distanza retributiva siderale dunque, considerando anche che la categoria dirigenziale è composta da professionisti che si trovano in prima linea, esposti all’alea del quotidiano confronto con i risultati da produrre. II vero profilo del manager italiano non è affatto quello di un privilegiato, come lascerebbe intendere la Sua lettera, bensì, per larghissima parte, quello di uno specialista nell’organizzazione e gestione delle diverse unità aziendali, che deve raggiungere gli obiettivi assegnati mediante l’assunzione di decisioni efficaci sull’impiego delle risorse e, per un numero infinitamente minore, quello di responsabile delle scelte strategiche e della definizione degli obiettivi dell’impresa o dell’organizzazione. Oltretutto siamo anche contribuenti leali: rappresentiamo appena lo 0,5% dei contribuenti italiani, ma contribuiamo per quasi il 6% del gettito complessivo e siamo sempre tra i primi, essendo soggetti a tassazione alla fonte, ad essere interessati e, duramente, da manovre fiscali e finanziarie.

Signor Presidente del Consiglio, se davvero intende combattere immotivati e ingiustificabili privilegi e situazioni ormai esplosive, ci permettiamo di consigliarLe di guardare in altre direzioni, a partire dai costi ormai fuori controllo del sistema politico-istituzionale nel nostro Paese…”

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