Rauti nel Veneto e su “Controcorrente”

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Ritroviamo su “Controcorrente”, che fu a suo tempo un attivissimo periodico interno di informazione e di cultura, che era diretto da Raffaele Bruno e usciva a Bergamo, molte “cronache” relative a Pino Rauti e a un suo viaggio in Veneto.

Eccone alcune:

Rauti sul “GAZZETTINO”: – no al dominio dell’economia – “Il Gazzettino” di Venezia ha dato notevole risalto alla visita di Rauti nel Veneto e in particolare all’apertura della nuova Sede provinciale di Rovigo, in Via Celio. Il giornale riferisce dell’inaugurazione della Sede missina a Scorze, presenti anche Lorena Colombo, Riccardo Micalef, Vincenzo Galizia e il Commissario federale di Venezia, Aurelio D’Alessio. Degli intervenuti di Rauti, il quotidiano riporta una lucida sintesi, sottolineando i “ricordi” del presidente del MIS a Rovigo, dove fu “militare della RSI fino agli ultimi giorni della guerra”. Ricordi che diventano analisi attuale perché adesso “ci si accorge che molte ragioni stavano dalla parte nostra” E infatti: “La Yalta del comunismo è fallita, la Yalta occidentale fa paura: era quello odierno il mondo che volevano i partigiani? Fatto di miseria, fame, ondate migratorie che nascono dalla disperazione nella quale si trovano intere popolazioni?”.
Il leader del Movimento è convinto che «c’è una speranza diffusa di trovare in noi un punto di riferimento della Destra» e sulla stessa linea si pone Taranto, che ha preso la parola accolto dal responsabile provinciale Francesco Fati. «Dobbiamo ringraziare Rauti per quello che ha fatto da giovane e per quello che ha sempre fatto fino a oggi», sostenendo valori che vengono «dalla primogenitura che ha il nostro partito dell’attenzione al sociale» e su tale base «faremo di tutto per rafforzare il Movimento».
Il futuro politico di idea sociale è «l’ovvia alternatività alla Sinistra – riprende Taranto – e alle Politiche 2006 andrà fermata la deriva del Paese proprio a Sinistra. Anche alleandosi con tutte le forze politiche alternative a questa. Sicurezza, sanità, lavoro: sono i temi che portiamo avanti e che la gente ci chiede, ma chi governa dimentica».

 

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Per la “festa del tesseramento”- sett. 2005; una nota intitolata: “Da Bruxelles a Berlino”.

Eccone il testo:

Tutto il mondo è davvero paese, nell’Unione Europea, quando si tratta – per dirla in sintesi – di chiudere gli occhi di fronte alla realtà; e di chiuderli per continuare ad inseguire i propri utopismi, che con la realtà incalzante non hanno nulla a che fare. A questo pensavamo nel leggere qualche giorno fa una “decisione” della Commissione di Bruxelles che ha deciso di stanziare e di spendere nel 2006 qualcosa come 40 milioni di euro (quasi ottanta miliardi delle vecchie lire) per “preparare l’opinione pubblica alle prossime adesioni della Croazia e della Turchia”!
Ora, 40 milioni di euro sono poco più di una goccia nel mare magno delle spese di Bruxelles; e, quanto all’adesione della Turchia, neanche ai super-burocrati prodiani di Bruxelles, può sfuggire che i tempi sono ancora assai lunghi e le difficoltà stanno aumentando, ma la decisione è comunque indicativa di quel gap, di quella divaricazione cui accennavamo all’inizio.
E dimostra come si sia davvero radicata a Bruxelles e a Strasburgo e al Lussemburgo – anche per effetto e in conseguenza della lunga gestione prodiana, una sorta di “ideologismo allargatorio” (non sapremmo come definirlo altrimenti, anche se l’espressione è orripilante) che va avanti per conto suo, del tutto insensibile a quello che sta ribollendo in termini di orientamenti e di scelte della pubblica opinione, nell’ambito dell’Unione Europea e della sua ormai evidentissima crisi.
A sottolineare quanto sia astratto quell’utopismo – che si esprimerà anche in iniziative “volte ad aumentare i gemellaggi tra città europee e turche” – quanto sia lontano dalla realtà, aggiungiamo un dato di fatto terribilmente concreto: lo stesso giorno della “decisione” brussellesca, si apprendeva che il cancelliere tedesco si apprestava a chiedere la fiducia per andare alle elezioni; e di andarci “sventolando” la drammatica crisi sociale in atto nel Paese che è arrivato ad avere 5 milioni di disoccupati (contro i 3,9 che ne contava al tempo di Kohl). Utopia contro realtà; come in Italia; come dovunque in Occidente.

 

*****

Usciva anche in quel periodo, un’intervista a Rauti de “Il Tempo” di Roma; che riguardava Fini e Berlusconi. Ecco il testo:

Onorevole Rauti, come commenta la relazione di Fini?
Non commento. Guardi, mi sano dato una linea del silenzio su questa vicenda di AN.

E perché?
Perché in questa storia è coinvolto Alemanno, che è mio parente. Ed ovviamente qualunque cosa io possa dire sarebbe interpretata in malo modo. Potrebbe essere fraintesa.

Va bene, nessuna domanda su Alemanno. Ma può parlare della Destra, dell’identità, del progetto?
Allora sì. Aspetti un attimo, abbasso il volume della radio: stavo ascoltando la fine dell’intervento di Gianni. Pino Rauti e chiuso nella sua casa a Roma. Fa finta di mantenere una aristocratica distanza dalle vicende di AN, ma in realtà non riesce a staccarsene. E’ stato l’unico, nella storia della destra, ad aver sconfitto al congresso del MSI di Rimini, nel gennaio del 1990, Gianfranco Fini (che si riprese la Segreteria del MSI nel luglio dell’anno successivo). E, allo stesso tempo, Rauti e anche il suocero di Gianni Alemanno, il leader di quella che si va costituendo come una minoranza interna.

Onorevole Rauti, stando ad alcune critiche, la destra non ha un progetto. E Fini non ha nemmeno indicato una strada. E’ d’accordo?
La destra proprio oggi avrebbe molto da dire, sulla crescita demografica, sulle nascite, sulla famiglia.

A cosa si riferisce, scusi?
Tra 10 – 15 anni ci saranno otto milioni di italiani in meno. Ed il 30% della popolazione sarà ultra sessantacinquenne. E vuole che non ci sia spazio per la destra? Vuole che non ci sia margine per una politica di destra?

Che cosa avrebbe dovuto fare?
Una destra veramente destra avrebbe dovuto condurre una politica per la demografia. L’Italia ha bisogno di bambini, è necessario un ringiovanimento del Paese.

Scusi, ma non la sta prendendo troppo alla lontana?
Ecco, questo è il punto. Io guardo avanti, penso all’Italia del domani, del dopodomani. Questa destra non appare in grado di andare oltre i prossimi cinque minuti.

E se guardasse oltre?
Vedrebbe che è il caso di lanciarsi verso le politiche della famiglia. Le donne dovrebbero avere la possibilità di scegliere tra lavorare al proprio posto o a casa. L ‘obiettivo della destra dovrebbe essere quello di fare in modo che un milione di donne possa lavorare in famiglia e far crescere di mezzo milione le nascite ogni anno. Queste dovrebbero essere politiche di destra. Ma sento discutere di altro.

Qual’è l’identità della destra oggi?
Ne aveva una e l’ha persa a Fiuggi. Dopo non è stata più in grado di trovarne un’altra.

E perché?
Forse per scelta, o non so. L’hanno molto più forte e spiccata Casini e Follini. E si vede. Eppure …

Eppure?
Eppure noi veniamo da una storia più alta e più nobile della loro.

In che senso scusi?
La DC naufragò nel mare di Tangentopoli. E non accadde per caso.

E il MSI?
Fu sotterrato per libera e democratica scelta dei suoi iscritti.

Quindici anni fa lei ha battuto Fini. Come fu possibile?
Avevamo un progetto, un’identità, un’idea del futuro.

E qual era il progetto?
La sintesi tra il sociale ed il nazionale.

E cioè?
Noi proponevamo la terza via tra comunismo e capitalismo. Ovvero, una strada che fosse in grado di porre fine ai guasti del comunismo e ai danni del capitalismo.

Ed oggi? Quale potrebbe essere la strada?
La stessa.

Ma è una strada di un altro secolo, di un altro millennio …
Allora era la terza via, oggi, caduto il comunismo, e diventata la seconda.

Ma siamo nel 2005 …
Se oggi stiamo parlando di come porre rimedio ai danni provocati dal capitalismo, credo che sia ancora un dibattito attuale.

La destra che cosa e? Laica o cattolica.
Ghibellina.

Quindi spera di essere aiutata più dall’Imperatore che dal Papa?
Noi eravamo ghibellini che difendevano i valori del cattolicesimo.

E che vuol dire?
Che avevamo le nostre idee e le abbiamo ancora. In molte parti coincidono con i valori del cattolicesimo. Anche perché nascono prima, nell’Impero di Roma e nella civiltà greca.

Fini si può ancora battere come tre lustri fa?
Ci scommisi allora, torno a scommetterci anche oggi.

Pero allora dopo un anno perse.
Ho perso nella cronaca, spero di vincere nella storia.

Ma non c’e un candidato alternativo?
Ci sono le idee, bastano quelle.

Fini può diventare il leader di tutto il centro destra?
Bisogna prima passare sul cadavere – politico, s’intende – di Silvio Berlusconi.

*****

“Controcorrente”, pubblicava anche una nota di Rauti sulla situazione di allora in Francia.

Ecco anche quest’altro articolo:

Anche in Francia – come del resto in tutta Europa, sempre più liberista – c’e il “venir meno” dello Stato Sociale, del cosiddetto “welfare” ed anche, di conseguenza, del ruolo di servizi pubblici. Se essi non rendono, della loro socialità, della loro funzione pubblica, non interessa niente a nessuno. Si taglia e basta. Far quadrare i bilanci è il nuovo obiettivo; senza guardare ad altro; e magari guadagnandoci sopra; a spese, naturalmente, degli utenti, diventati più che altro “clienti”.
Ma in Francia più che altrove – a questo orientamento che definiscono con precisione cartesiana “recul des services publies” – c’è una maggiore resistenza; e stanno venendo fuori forme clamorose di opposizione.
Leggiamo dalla stampa d’oltre Alpe, quello che sta accadendo nel Dipartimento delle Crense che ha per capoluogo Limoges; ed ecco le ultime novità: un Consigliere generale, 28 Sindaci, 234 Consiglieri Comunali – attenzione: di tutte le tendenze politiche! – si sono dimessi per protesta. In particolare protestano perche il rappresentante dello Stato nel Dipartimento ha rigettato una “domanda di moratoria sulla diminuzione dei Servizi Pubblici”. “Ogni anno abbiamo un nuovo colpo – ha detto Philippe Brenil, Consigliere Generale del Cantone di La Cortine – Nella mia zona è stata chiusa la scuola statale e tutte le mattine ottanta bambini debbono raggiungere Usset.
E adesso vogliono toglierci anche l’Ufficio Postale e la Caserma deve spedire la sua corrispondenza ricorrendo ad un’impresa privata”. Il Presidente del Consiglio generale, Jean – Jacques Lozat aggiunge: “in 20 anni, più di 500 impieghi di funzionari dei servizi rurali, sono stati soppressi”. Insieme a cinque Tesorerie cantonali, quelle di La Cortine, Gentizon, Grand – Bourg, Pontarion e Saint – Sulpice. Si leggono anche, in questi giorni, analisi dettagliate della situazione del territorio della Crense che è “tipicamente” espressione del “male territoriale” francese – vedi Le Monde del 26 ottobre u. s. – insieme ad altri Dipartimenti: Ardeche, Lozire, Cantal e Ariege. In cento anni la popolazione della Crense (120.000 abitanti) è diminuita della metà. Ed esso è il Dipartimento più “vecchio” della Francia: i1 12% degli abitanti ha più di 75 anni. “E sono proprio i vecchi – dicono i Consiglieri dimissionari – che hanno più bisogno dei servizi pubblici: ma siccome non rendiamo, possiamo crepare”.
La Crense è a tre ore di autostrada da Parigi, la si può raggiungere anche per ferrovia; ma i1 treno pendolare rapido da Parigi a Limoges Tolosa non verrà più realizzato.
Insomma, come in tante altre zone della Francia, liberalizzazione coincide con “desertificazione”. Lussemburgo non ha più il numero uno dell’acciaio: la Arcclor; primatista mondiale sarà la Mittal Steel, che nascerà dalla fusione dell’americana ISG (International Steel Group) e i due gruppi olandesi Iopat e Lnm già sotto il controllo dell’uomo d’affari indiano Lkshimi Mittal. Il finanziere indiano e il quinto uomo più ricco d’Inghilterra (5 miliardi di euro di patrimonio personale) e la sua operazione sarà dell’ordine di quasi 18 miliardi di dollari (36.000 miliardi delle nostre vecchie lire) che comporterà un giro d ‘affari di 31.5 miliardi di dollari, con 165 mila dipendenti ed impianti in 14 Paesi”.
E chi è Mittal? Leggo sul Corriere della Sera del 26 ottobre scorso, a firma di Massimo Sideri, che Mittal “non compare sui giornali solo per affari che combina in giro per il mondo. Nel 2001 il Primo Ministro britannico Blair scrisse al Capo del Governo Rumeno, Adrian Nastase, per caldeggiare la vendita all’uomo d’affari indiano delle acciaierie di Stato Sidex. Un’operazione da 450 milioni di euro che si concluse un paio di giorni dopo l’arrivo della lettera. L’affare allora sollevò un polverone quando la stampa inglese scoprì non solo la lettera di Blair ma anche che il magnate indiano pochi mesi prima aveva fatto una generosa donazione di 200 mila euro proprio al partito del Premier, i laburisti…”. .

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