A Roma: Testaccio tante insegne cinesi

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Dal quartiere Testaccio – uno dei più popolosi e tipici rioni romani – arriva l’allarme; c’è il timore che ci si ritrovi come all’Esquilino, che è ormai una “città cinese”.
Leggiamo cosa ne scrive sul “Corriere della Sera”, in un articolo documentatissimo, la brava Maria Egizia Fiaschetti; che riporta tanti pareri di residenti:
“Bersaglio della protesta, l’apertura di uno “store” in via Mormorata, all’angolo con via Vanvitelli.
“Fino a un mese fa – denuncia la porta-voce, Antonella Calfapietro – c’era un’esposizione di mobili, rimpiazzata in tempi record con un vero e proprio emporio”. Sugli scaffali, di tutto un po’: abbigliamento, calzature, casalinghi e minutaglie varie. “Chiediamo all’ufficio Commercio del I Municipio – incalza Calfapietro – di verificare se l’esercizio è in regola con la delibera 36 del 2006 e con la Dia”.
Ma il bazar non è il solo a destare preoccupazione: “Ce né uno in via Bodoni – dice la leader del Comitato – e gli associati mi segnalano che dovrebbe aprirne un altro in via Vespucci”. Per evitare un Esquilino bis, ecco la sua proposta: “Estendere a tutto il Centro storico la delibera per la tutela del commercio (in vigore a piazza Vittorio i dintorni), che vieta la vendita di alcuni prodotti”. “Off limits – precisa Augusto Caratelli, consigliere nel I – vestiario, accessori, pellame, bigiotteria, calzature”. In barba ai divieti, però, la legge si elude con un semplice escamotage: “Si dichiara di aprire un negozio di casalinghi – precisa Caratelli – ma si vende tutt’altro. All’Esquilino, l’emorragia di showroom cinesi è avvenuta proprio per la mancanza d controlli”. Concorda il minisindaco del Centro storico, Orlando Corsetti: “I negozi di giocattoli – spiega – sono tra le attività protette, ma chi stabilisce che i “pinocchietti” cinesi non siano artigianali? Contro l’alibi di norme troppo generiche, serve la massima precisione sulle merci non autorizzate”.
Tra due settimane, la prima misura pro legalità: “Una delibera di iniziativa municipale – anticipa Corsetti – per impedire l’apertura di pizze a taglio, kebab, gelaterie non artigianali che, di fatto, sono esercizi di somministrazione”.

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