Rouen: moderna e antica la capitale della Normandia

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

C’è davvero da vergognarsi delle “lungaggini” italiche sulle grandi opere pubbliche, quando si gira un po’ per l’Europa. E si va per esempio a Rouen, la capitale della Normandia. dove è stato inaugurato un ponte sulla Senna, con due piloni a farfalla che reggono, con tiranti d’acciaio, la campata mobile, che è una delle più alte al mondo e la più lunga in Europa.

Un ponte che è stato inaugurato in occasione della “Armata”, la grande festa nautica che ogni cinque anni richiama lungo i 100 Km di fiume che la separano dall’Atlantico, le più belle, le più antiche e le più moderne imbarcazioni a vela da tutto il mondo.

E’ impressionante quello che è stato realizzato dopo gli anni del primo dopoguerra, con il recupero dei 10 chilometri di banchine del porto distrutti dalle vicende del conflitto.

Il porto, allora, venne riaperto più a valle.

Ma poi, tutti i magazzini del porto, sono stati “recuperati” per cercare di nuovo di saldare la città al tratto locale della Senna.

Leggiamo insieme, un po’ del tanto che ne scrive Ernesto Fagiani in un servizio supportato dalle splendide foto di Emanuela De Santis, su un recente numero de “I Viaggi” di “Repubblica”. dove si ricorda che però “il volto gotico di Rouen va cercato altrove”, ad esempio nell’atrio di Saint’Maclou (usato come lazzaretto durante l’epidemia di peste del 1348), la cui luce ampia si incupisce sotto i teschi e gli ossari scolpiti in legno, in una danza macabra che sembra uscire da una fantasmagoria medievale. Oppure nelle architetture, tutte pinnacoli e guglie, archi e rosoni, del medioevale Palazzo di giustizia appena restaurato. E ancora nella spettacolare vista che si gode dal campanile del Vecchio Orologio, simbolo di Ruen…”.

Negli angoli più nascosti di Ruen, tra le linee dell’Abbaziale di Saint’ ouen, uno dei più importanti monasteri benedettini di Normandia e il sontuoso portale delle chiesa di Saint’Maclou si coglie il carattere gentile e insieme scontroso di una città dall’anima provinciale che accoglie però alcuni dei più alti tesori dell’arte e della cultura francese. più che i pezzi rari del Museo della Ceramica, che documenta l’evoluzione delle faiences rouennaises, o la collezione del Musèe des Beaux Arts (con Caravaggio, Pussin, Degas, Monet, Corot, Duchamp) incuriosiscono le pitture e le stampe i quaderni e i sussidiari, i banche e le cattedre del Museo Nazionale dell’Educazione, che racconta l’evoluzione del sistema pedagogico negli ultimi secoli. Il Museo Flaubert è il più singolare della città. Non è dedicato a Gustave (nonostante vi sia conservata la sua camera natale) quanto a suo padre, primario chirurgo nel vecchio ospedale.

Raccoglie strumenti chirurgici, letti da corsia che accoglievano fino a sei ammalati, statue di santi guaritori, trattati di medicina, formaline anatomiche di criminali in stile lombrosiano.

U. G.

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