La Sinistra e le omissioni sulla "pillola abortiva


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Come le cronache e non solo quelle direttamente legate ai problemi sanitari ci dicono ogni giorno la sinistra è scatenata a favore della famosa”RU 846″ e chiede la più sollecita liberalizzazione della pillola abortiva. Proprio l’altro giorno il capo gruppo dell’Ulivo alla Camera ,Dario Franceschini, ha istituito sul tema; perchè “sia affrontato subito e senza tabù” e ha di nuovo fatto riferimento alle certezze scientifiche “che sarebbero state acquisite in materia.

Chiediamo:ma dove? ma quando ? E franceschini che pure si definisce “cattolico” non dovrebbe ignorare che non sono pochi quelli che parlano ,per la pillola, della “orchestrazione” di una delle grandi “campagne di marketing mai fatte nel mondo”.

Perchè in effetti questo metodo di interruzione della gravidanza è “molto meno sicuro dell’aborto chirurgico” e ha infatti un tasso di mortalità 10 volte più alto, e molto più doloroso,tanto che gli analgesici vengono somministrati di routine, e si manifestano “molte più complicazioni,con infezioni anche mortali, emorragie e relative trasfusioni, e con effetti collaterali pesanti;vomito crampi violenti, diarrea, cefalee.

Eugenio Roccella ne ha scritto di recente un “lbro” con eccezionale dovizia di particolari;e qui riprendiamo per il nostro sito il suo articolo;aggiugendo a quanto detto sopra “che va sottolineto il fatto che “l’intera procedura dura almeno 15 giorni” ma che la perdita di sangue “possono durare anche due mesi”. Inoltre “non si ha ,fino alla fine ,la certezza di avere veramente abortito. L’alternativa più diffusa, il metodo per aspirazione(aborto chirurgico)dura pochi minuti, si fa in day hospital e si effettua con anestesia locale”

E ancora:le pillole in realtà sono due.La prima, quella indicata come RU486, provoca il distacco e la morte dell’embrione,la seconda,che viene somministrata a due giorni di distanza dalla precedente, induce l’aborto vero e propio. Quest’ultimo farmaco è una prostaglandina in grado di provocare una sorta di piccolo travaglio per espellere l’embrione. In Italia la legge 194 impone che l’interruzione di gravidanza abbia luogo nelle strutture pubbliche, ma con questo metodo è impossibile sapere quando avverrà l’espulsione, e non si può trattenere la paziente in ospedale indefinitamente. Nel migliore dei casi dopo qualche ora, la donna viene rispedita a casa con il numero di telefono del pronto soccorso più vicino. E lei dovrà controllare il flusso emorragico per verificare l’avvenuta espulsione;questo comporta che, secondo l’unico studio effettuato in materia, il 56% delle donne riconosce l’embrione, con gli effetti psicologici che si possano immaginare. In quasi tutti i Paesi dove la RU486 è stata adottata, e previsto che l’intera procedura avvenga grazie al fai -da-te domestico. Dopo il primo accertamento medico, alla donne vengono dati un foglietto con le istruzioni, le pillole, gli antidolorifici, “perchè se la cavino da sole”. La struttura sanitaria si libera così dal peso di una parte degli aborti, che torna a ricadere interamente sulle spalle femminili. Questa è anche la vera ragione dell’interesse di alcune forze politiche nei confronti della pillola abortiva:diffonderla vuol dire vanificare la 194, e aprire la strada a una modifica della legge attuale. La maggioranza delle donne (circal’80%)abortiscono entro 24 ore dalla seconda pillola ma la procedura non può dirsi conclusa.