Sta ritornando l’ “odio sociale”


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Lo hanno detto gli imprenditori e i banchieri a Londra, nella City sconvolta dalle manifestazioni degli scorsi giorni. Leggiamo sui giornali, che a questa vicenda hanno dedicato decine di pagine: “Mi faceva impressione vedere i loro occhi….Occhi di odio. ci considerano i primi responsabili della crisi…”

E’ – scrivono ancora – “l’assedio di Mammona”; e la disposizione impartita dai massimi dirigenti, è “to be invisibile”; essere invisibile. Si tolgono anche – scrive su “Repubblica”, Elena Polidori – “tutti i segni distintivi; jeans in luogo della giacca della cravatta d’ordinanza; scarpe da ginnastica al posto delle church, felpe con cappuccio ben calato sulla testa…”

Fanno uno strano effetto – leggiamo ancora – i banchieri inglesi senza i paramenti del loro status di privilegio. ma fa ancora più effetto vedere le vetrine infrante della Royal Bank of Scotland, sentire in lontana le urla dei dimostranti, il suono sordo delle manganellate o anche lo scalpitio della polizia a cavallo in una City che prima d’ora si era sempre sentita inviolabile e adesso invece è minacciata. Per la prima volta, il luogo simbolico e riconosciuto del business finanziario, dell’economia immateriale e dei grandi sogni del guadagno facile, viene accerchiato da migliaia di dimostranti…”.

Banchieri, finanzieri e imprenditori non “si rendono conto dell’odio che suscitano”; ed è strano, perché anch’essi leggono notizie da rivolta, come quella che al finanziere truffatore – super Madoff le Autorità federali hanno sequestrato un panfilo miliardario, un’altra banca di lusso e una grande casa a Palm Beach.

Anche gli ultimi eventi in Francia sono stati di eccezionale gravità: “Questa è una rivolta. E’ una rivolta popolare, non coordinata spontanea. E molto pericolosa”. questo sostiene l’economista Jean-Paul Fitoussi, docente all’Istituto di Studi Politici di Parigi. Per il quale “la crisi proviene da una grande menzogna; non solo dei finanzieri ma anche dei politici, forse in buona fede, diventati prigionieri di una dottrina assolutista e che ha prodotto effetti catastrofici”. Era tutto una gigantesca illusione? – gli chiede per “Repubblica”Anais Ginori. Ed ecco la risposta: “Assolutamente sì. Si diceva che il mercato del lavoro fosse stato governato dalla regola secondo la quale nuovi posti si potevano creare soltanto in relazione alla loro produttività marginale. I lavoratori dovevano insomma essere pagati in proporzione al loro rapporto produttivo. Eppure scopriamo oggi che la classe dirigente di molte imprese non veniva pagata con questa regola, Anzi, la maggior parte dei dirigenti del sistema finanziario ha avuto una produttività negativa, continuando però a incassare remunerazioni astronomiche”.