Stadi in Italia


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Per Fabio Monti (che scrive sul “Corriere della Sera”) «È indiscutibile che gli stadi italiani siano i peggiori d’Europa e non c’è bisogno di frequentare quelli di Champions League per capirlo. Basta guardare agli impianti di Inghilterra, Germania o Spagna per rendersi conto quanto siamo lontani da una realtà appena discreta. I nostri sono stadi scomodissimi e obsoleti ». Sono parole di Sergio Campana, avvocato e presidente dell’Assocalciatori.

E leggiamo ancora: “Adesso il calcio italiano sta cercando di riguadagnare il tempo perduto nei confronti degli altri Paesi europei. In un clima di incertezza assoluta, è iniziata la corsa all’ideazione di nuovi stadi o alla ristrutturazione di quelli vecchi. In verità, soltanto la Juve si è mossa con determinazione e con un progetto chiaro che fra 600 giorni le consentirà di inaugurare il vecchio stadio delle Alpi, completamente rifatto e di proprietà. Il disegno di legge Crimi è il prodotto di un’intesa trasversale fra maggioranza e opposizione: è stato approvato all’una­nimità dalla Commissione Cultura del Senato, dopo un lungo lavoro di emendamenti e salterà il passaggio in Aula. Ora passa alla Camera, ma con profonde modifiche rispetto al momento della presentazione. Nei giorni scorsi il sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro, aveva pubblicamente spiegato le perplessità del proprio dicastero: «Siamo di fronte a provvedimenti di legge che permettono una nuova impiantistica sportiva, ma anche dell’altro. Bisogna essere persone serie e pensare a proteggere il nostro patrimonio artistico. L’accordo di programma permette­rà ai Comuni di andare in deroga, cioè di operare varianti al piano regolatore. Si potranno realizzare non soltanto gli stadi, ma anche appartamenti e palazzine in terreni al momento considerati inedificabili…”.

In questo clima di incertezza, si è fatto strada un equivoco, che nessuno sembra in grado di cancellare: secondo questa tesi, rifatti gli stadi, sarebbe automatica l’assegnazione all’Italia, che ha già perso l’edizione 2012, dell’Europeo 2016. Niente di più sbagliato, perché stadi funzionali sono la condizione necessaria, ma tutt’altro che sufficiente per aggiudicarsi la manifestazione (la prima edizione a 24 squadre). C’è tempo fino al 15 febbraio 2010 per ufficializzare la candidatura, ma la concorrenza è fortissima: Francia, Turchia, Norvegia-Svezia. Occorre un impegno diretto del governo e soprattutto la certezza che verranno rispettati i tempi di costruzione dei nuovi stadi. Niente di più difficile, in Italia, come si è visto anche per il Mondiale ’90…”.

Vogliamo approfondire un po’ il tema?

Si. Allora andiamo a vedere tra gli Stadi maggiori d’Italia, quali furono quelli costruiti nel Ventennio.

Eccoli qui: Bergamo (costruito nel 1927); Bologna (1926); Catania (1938); Firenze (1932); Milano (1925); Torino (1932); Livorno (1933); Palermo (1930); Siena (1938).

E ci chiediamo – e chiediamo: se nel Ventennio non fossero state costruite queste strutture sportive, quale situazione avremmo avuto nel dopoguerra? E quale situazione avremmo adesso?

In sintesi: allora, si costruiva. Adesso – e per i quasi 60 anni dal dopoguerra ad oggi – si è fatto poco o nulla. Tanto da ritrovarci – come si diceva all’inizio – ad avere gli stadi peggiori d’Europa”.

Pino Rauti