A Torino la medaglia d’oro per il “degrado”

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Così leggiamo su “Panorama”, a firma di Antonio Rossitto. Ecco le parti salienti del suo servizio, su un caso davvero emblematico di “mala Italia”. E pensare che tutto era cominciato in modo splendido; così:

“Superlativo! Di fronte all’un«pianto di biathlon allestito a Cesana Torinese per le Olimpiadi invernali del 2006, anche al compassato coordinatore del Comitato olimpico Jean-Claude Killy brillarono gli occhi. Cosa che non capitò solo a lui: pure atleti, allenatori, giornalisti e ospiti si lanciarono in lodi sperticate. In origine era una colonia per i figli dei dipendenti dell’Italsider, poi la struttura venne ampliata e ristrutturata per la manifestazione olimpica grazie a 25 milioni di euro di fondi pubblici. Venne unanimemente considerata una meraviglia.

Se passasse in questi giorni per una gitarella, di certo Killy sarebbe meno entusiasta. Trascorsi tre mesi dalla conclusione delle gare nella Val di Susa l’enorme edificio largo 60 metri e alto 3 piani è un immondezzaio. Fuori, vicino alla pista da sci e al poligono di tiro, le due specialità in cui si confrontano i biathleti, è ancora accatastato materiale edile di ogni genere: pile di pedane, transenne, pezzi di tribuna, tondini di ferro. Dentro governano pattume e degrado. Eppure, si tratta di un rmpiauw avanzatissimo. E gli accordi preolimpici erano chiari: Cesana, grazie alla sua sfavillante struttura, sarebbe diventata la capitale italiana del biathlon. La sorveglianza dell’impianto prosegue a singhiozzo e la situazione è precipitata. Nell’ingresso i festeggiamenti per l’ottima riuscita delle Olimpiadi invernali devono essere stati lunghi e selvaggi: calici, vassoi e bottiglie di spumante sono ancora a terra, dando più l’idea dei postumi di un party da liceo americano che di compassate celebrazioni in stile sabaudo.

Non sono gli unici segni dell’abbandono. Il pavimento arancione di linoleum in alcuni punti si è gonfiato per l’umidità. I cestini traboccano di rifiuti e i bagni sono luridi. Tavoli, sgabelli e sedie sono accatastati sotto uno spesso strato di polvere: tutti arredi comprati o affittati per le Olimpiadi che odorano ancora di nuovo. Al piano di sopra c’è da perdersi. Decine e decine di locali: alcuni sono stati utilizzati come uffici, altri come «suite» per le pennichelle, altri ancora come centrali operative dell’impianto. La sala dei giudici del tirassegno è una grande stanza con vista sul poligono: tre mesi fa era piena di computer, arredata con cura, piena di sofisticatezze tecnologiche, adesso da un pannello del soffitto sgorga acqua a catinelle, neve che si sta sciogliendo. A terra si è formata una larga pozzanghera, lambita da cavi elettrici divelti, grossi come pali della luce.

Dove c’erano uffici di sponsor e manager sono ammassati stufe, condizionatori, mobili di ogni genere. Roba di marca, come quella che riempie gli appartamenti finemente arredati. Qualcuno è già passato a fare razzie: una gigantesca vetrata al primo piano è stata distrutta dai vandali. Una volta sospesa la sorveglianza, sarebbe facile far sparire tutto. A patto però che i ladri si imbacucchino per bene. Il clima all’interno dell’ex quartiere generale del biathbn è gelido. Perché, a parte la frescura che si respira nella Vai di Susa, i climatizzatori sono ancora in funzione. Nell’impianto principe delle Olimpiadi invernali non si è difatti badato a spese per creare la temperatura adatta: oltre a nuovissimi climatizzatori in ogni ambiente, ci sono un numero incalcolabile di stufe ancora imballate e i pannelli solari installati sui tetti.

Sul sito della Toroc, il Comitato organizzatore di Torino 2006, c’è un’intera sezione dedicata all’ambiente. Gli obiettivi dichiarati sono nobili e ambiziosi, come «ridurre l’impatto ambientale delle attività svolte negli uffici» e «minimizzare gli impatti della gestione dei rifiuti prodotti durante l’evento». Peccato per i condizionatori in funzione 24 ore, le immondizie sparse ovunque e le tonnellate di materiale accatastato all’esterno. «Sembra sia scoppiata una bomba» commenta amareggiato Roberto Serra, sindaco di Cesana Torinese. «Il cantiere è abbandonato, pieno di immondizia: non è certamente un bello spettacolo per i turisti». Gli accordi presi dall’amministrazione comunale prevedevano il «ripristino allo stato originario dei luoghi» entro il 30 maggio. Ma i lavori non sono ancora partiti e i 15 mila turisti della stagione estiva cominceranno ad arrivare tra poco. «Il problema, tra l’altro, non riguarda solo Cesana, dove ci sono tre strutture da smontare» racconta il sindaco «ma anche tutti gli impianti allestiti negli altri due comuni della Val di Susa scelti come sede olimpica: Sestriere e Pragelato».”

a cura di Umberto Giusti
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