[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]
Un primo calcolo; sul Grande Ingorgo Nazionale. Secondo uno studio presentato a Napoli dall’ Automobile Club “se tutti gli italiani prendessero nello stesso momento la macchina il risultato sarebbe la paralisi di tutte le strade d’ Italia, dai centri storici alle statali fino alle autostrade. Nel nostro Paese, le vetture circolanti sono 36 milioni. Considerando che sono lunghe in media tre metri e mezzo, arriverebbero a coprire i 50 mila chilometri della rete italiana in tutte le sue carreggiate. Senza lasciare un solo centimetro libero!
Lee Iacocca, numero uno della Chrysler e quindi non esattamente al di sopra delle parti, aveva la sua teoria: «Come risolvere il problema del traffico? Basta comprare una buona autoradio». Non c’era nulla da fare, secondo il manager che salvò l’industria dell’auto americana dalla crisi degli anni Settanta. Nulla, se non rendere meno insopportabili quelle ore passate in fila al volante nella quotidiana processione casa-lavoro-casa. Eppure, a guardare i numeri, forse sarebbe il caso di buttare quell’autoradio dal finestrino. E trovare davvero una soluzione alternativa. Considerando solo le 10 città italiane più grandi con relativa provincia, il traffico ci ruba quasi un’ora al giorno a testa e ci costa in tutto 27 miliardi di euro l’anno.
Tanto per farsi un’idea, 27 miliardi di euro sono stati, nel 2008, quelli distribuiti al popolo italiano intero sotto forma di tredicesime, oppure il totale dell’evasione fiscale accertata dalla Guardia di finanza, o ancora i ricavi accumulati dall’intero gruppo Lufthansa.
Lo studio è opera della società di consulenza “Vision&Value” ed è stato discusso a Napoli nel corso della conferenza «Kyoto of the cities», dedicata al tema dell’inquinamento nelle sue infinte forme. Come sono arrivati Francesco Grillo e Gabriele Cetorelli, autori dello studio, a quella cifra? … I dati sono stati presi da 300 mila automobili che circolano nelle prime dieci città italiane. Macchine dotate di gps e di assicurazione a tempo, metodo innovativo ma già abbastanza diffuso che consente di pagare la polizza non per sei mesi o un anno ma per il solo tempo di effettivo utilizzo dell’auto. È proprio questo meccanismo elettronico a consentire di immagazzinare tutti i dati necessari per il calcolo. Non solo il costo della benzina, che viene facile moltiplicando il numero dei chilometri percorsi per il prezzo al litro. Ma anche il “costo sociale” delle emissioni di anidride carbonica che viene misurato mettendo insieme il livello di inquinamento delle singole vetture e il valore di una tonnellata di anidride per così dire a prezzo di mercato…
Ma il dato più comprensibile, e più spaventoso, è il terzo. Il tempo. Un’ora persa nel traffico vale, secondo questo studio, lo stesso numero di euro che avremmo prodotto come lavoratori se fossimo stati in ufficio invece che lì, fermi come dei cretini al semaforo. Dato questo sì approssimativo, perché ormai anche in macchina si lavora, al telefono e nei casi più disperati anche al computer. E perché il più delle volte l’imbottigliamento non ruba spazio al lavoro (si può sempre recuperare) ma al tempo libero, che non sarà monetizzabile ma ha sempre il suo perché. Al di là degli euro è il numero secco delle ore passate nel traffico che impressiona. Roma si conferma la città (della coda) eterna: ogni abitante della provincia di Roma, mettendo nel calcolo anche quelli che non hanno la patente, brucia nel traffico 227 ore l’anno. Quasi una al giorno. Più del doppio di quelli della provincia di Milano che si fermano di un soffio sotto la soglia psicologica delle 100 ore l’anno, superati da Palermo con 139 e da Napoli con 120. Persino a Venezia, la grande città meno motorizzata d’Italia, di ore se ne vanno 72. Da simbolo di libertà, l’automobile si trasforma in una galera. E non è l’unico guaio. Tre quarti buoni del tempo trascorso in macchina lo passiamo in situazione di congestione, cioè viaggiando a meno di 30 chilometri orari. La velocità media delle 300 mila vetture controllate dallo studio, infatti, non è poi così diversa da quella di una bicicletta: non solo a Napoli, dove si striscia a 16 chilometri orari, ma anche a Torino dove si arriva a 22 o a Milano dove si vola a ben 23 chilometri all’ora…”.
(U.G.)