Ancora sulla Vandea "guerra di religione"


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Così la definisce sul “Corriere della Sera” Sergio Romano: una guerra di religione del mondo moderno, in risposta alle domande di un lettore, che fa riferimento al libro di Babeuf che di quella vicenda scriveva come di un “sistema di spopolamento”.

Ecco la lettera di Stefano Geromin e la risposta di Sergio Romano:

“Vorrei conoscere il suo pensiero su ciò che accadde nella regione della Vandea, nel 1793, pochi anni prima della presa della Bastiglia. Come mai quando si parla della Rivoluzione francese, non si accenna allo sterminio di centinaia di migliaia di cristiani messo in atto dai generali repubblicani? Avrà letto il libero “La guerra della Vandea e il sistema di spopolamento” di Graccus Babeuf, che non era un perseguitato ma un persecutore che non è riuscito a tacere le crudeltà viste con i propri occhi” Stefano Geromin.

E così risponde Sergio Romano:

“Caro Geromin, la rivolta scoppiò agli inizi del 1793 e fu provocata dalla legge del 23 febbraio con cui la Repubblica, ormai in guerra con le potenze europee, imponeva al Paese l’arruolamento obbligatorio. La regione (un dipartimento particolarmmente cattolico della Francia occidentale) aveva già dato segnali di malumore tre anni prima, quando i rivoluzionari di Parigi avevano approvato la «costituzione civile del clero». La coscrizione obbligatoria divenne la goccia che fece traboccare il vaso della rabbia popolare. La guerra fu certamente crudele (le vittime, da una parte e dall’altra, furono circa 200.000), ma i contadini guerriglieri non furono meno feroci e sanguinari dei soldati repubblicani comandati dal generale Hoche. Se desidera una versione letteraria di quegli avvenimenti, legga il bel romanzo di Victor Hugo intitolato per l’appunto «1793»; una traduzione italiana è apparsa qualche anno fa negli Oscar Mondadori. Comprenderà tra l’altro perché questa piccola guerra civile abbia assunto rapidamente una dimensione internazionale. Gli inglesi e gli emigrati (gli esponenti dell’aristocrazia che avevano abbandonato la Francia negli anni precedenti) intervennero nella lotta fornendo ai ribelli armi e ufficiali. La situazione accennò a migliorare dopo Termidoro quando la Convenzione promise agli insorti che avrebbe rispettato la loro fede e i loro beni. Ma nei mesi seguenti la repubblica dovette battersi contro altre bande nel Maine, in Bretagna e in Normandia. Le guidava Jean Cottereau, detto Chouan (gufo), e i suoi seguaci presero il nome di «chouans». Portavano sul petto, come segno distintivo, il sacro cuore di Gesù trafitto da una spada. Vent’anni dopo, quando Napoleone tornò dall’Elba, i vandeani ripresero le armi e tennero impegnata, nei giorni cruciali di Waterloo, una parte dell’armata imperiale. Quanto ai chouans, esistono ancora gruppi cattolici che si fregiano del loro simbolo. Più di trent’anni fa, a Parigi, entrai in una chiesa del Boulevard Saint Michel occupata dai lefevriani (i seguaci di Monsignor Lefebvre, vescovo «scismatico» di Dakar) e mi accorsi che il servizio d’ordine portava sul bavero della giacca il cuore trafitto di Gesù. Per quasi duecento anni le parole «Vandea» e «vandeano» sono state sinonimo di brutale ignoranza e di oscurantismo religioso. Ma il pendolo revisionista, in questi ultimi tempi, ne ha parzialmente modificato il significato. Tredici anni fa, nel bicentenario della insurrezione, un grande storico francese, Pierre Chaunu, organizzò in Vandea un convegno internazionale in cui vennero passati in rassegna avvenimenti analoghi in Russia, Polonia e Messico. Mancava in quel convegno, purtroppo, un capitolo sulle «insorgenze» antigiacobine che scoppiarono da noi, al grido di Viva Maria, dopo la calata dei francesi in Italia nel 1796. Esiste a questo proposito un libro di Massimo Viglione pubblicato dalle edizioni Ares nel 1999 («Le insorgenze, rivoluzione e controrivoluzione in Italia. 1792-1815»). In tutti questi avvenimenti l’antica fede, profondamente radicata nelle tradizioni e nella mentalità di popolazioni prevalentemente rurali, si scontra con la nuova fede ideologica e rivoluzionaria di masse prevalentemente urbane. Furono le guerre di religione della storia contemporanea; e non furono meno sanguinose di quelle che avevano sconvolto l’Europa nei secoli precedenti.”