Vitrum: fra arte e scienza dei Romani


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Si intitola così la Rassegna che ha avuto inizio qualche giorno fa a Palazzo Pitti, a Firenze e che resterà aperta sino al prossimo 31 ottobre. E che allinea autentici “tesori” (circa 400) per lo più provenienti dalle città vesuviane. Tra le tante cose che vi si imparano è che la tecnica del vetro soffiato, la introdussero per primi i Romani, nel I Secolo avanti Cristo; una tecnica, com’è noto, del tutto rivoluzionaria, visto che prima, da sempre, il vetro era stato “trattato” con il metallo.

La Mostra si tiene al “Museo degli Argenti”, nelle sale terrene di Palazzo Pitti, destinate originariamente ad appartamento estivo del Granduca e nel mezzanino, è collocato dal 1861 il Museo degli Argenti che raccoglie oggetti preziosi diversissimi (gemme, cammei, pietre dure, avori, gioielli, argenti), documenti del fasto principesco e del collezionismo delle dinastie che si sono succedute al governo della città di Firenze, dai Medici ai Lorena.

E la visita al “Vitrum” può e deve essere l’occasione per conoscere la preziosa raccolta del Museo, il cui nucleo fondamentale, di provenienza medicea, iniziato già nel Quattrocento, si trovava in origine riunito nel palazzo di Via Larga (oggi via Cavour), dove Cosimo il Vecchio aveva iniziato una vasta e non omogenea raccolta di oggetti d’arte, continuata poi dal figlio Piero, vero e proprio fondatore della collezione di famiglia. Uno dei complessi più antichi e preziosi è costituito dai vasi di Lorenzo de’Medici, pezzi di importanza fondamentale sia per il loro valore storico che per la loro bellezza. I diciotto rimasti rappresentano solo una piccola parte della collezione originaria e testimoniano il grande interesse per le pietre dure e semipreziose, che fu una costante del collezionismo mediceo.

Nel Cinquecento, con Cosimo I Granduca, si può dire che inizia la vera storia della collezione: essa rispecchia oggi l’oculata politica culturale delle corte toscana, che proteggendo gli artisti commissionando preziosi manufatti fecero di Firenze uno dei centri europei più qualificati nella produzione delle cosiddette “arti minori”. Fra gli artisti al servizio del Granduca troviamo Benvenuto Cellini (1500-1571) (al quale si deve l’acquisto di molti vasi di cristallo, oggi esposti nel Museo). Da questi primi tecnici raffinati traggono origine le botteghe granducali che, potenziate dal Granduca Francesco, figlio di Cosimo, furono organizzate in complesso autonomo e funzionale di Ferdinando I de’ Medici agli inizi del Seicento. Intagliatori di cristallo, di cammei, di pietre dure, orefici, argentieri, concorrono con prodigi di invenzione e tecnica altissima alla produzione di oggetti che in gran parte sono rimasti a formare il nucleo più prestigioso del Museo: un esempio fra i più raffinati è il vaso di lapislazzulo montano in oro dall’orafo Bilivert (1576-1644) su disegno di Bernardo (1536-1608). Accanto a queste preziose testimonianze del gusto manierista del Cinquecento troviamo le collezioni di avori portati dalla Germania dal principe Matthias de’ Medici nel XVII secolo.

Insieme alla grande collezione di cammei, di cui alcuni di provenienza romana, e alle “Galanterie gioiellate” di Anna Maria Luisa de’Medici (sec. XVIII) committente di preziosi gioielli in tutta Europa, si possono ammirare gli oggetti portati al Palazzo Pitti da Ferdinando III di Lorena, al rientro dall’esilio dopo la parentesi napoleonica. Si distinguono per antichità e bellezza di lavoro piatti d’oro, i boccali, i corni potori, le coppe di radica, racchiuse in montature d’argento e di smalto.

Responsabili del Museo: Marilena Mosco (direttore) e Ornella Casazza (vice-direttore) – Prenotazioni e informazioni: 055.264406