Firenze: a Palazzo Pitti c’è “la Reggia rivelata”

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Aperta dal 7 dicembre scorso, dura sino al 31 maggio prossimo, una rassegna che, a Palazzo Pitti «presenta» il Palazzo stesso. La grande Reggia fiorentina che ha ospitato nei secoli dal XVI al XIX ben tre dinastie regnanti: i Medici, i Lorena ed infine i Savoia (per il breve periodo in cui Firenze fu capitale d’Italia). La mostra non poteva che essere realizzata all’interno dello stesso Palazzo Pitti, che in innumerevoli occasioni ha ospitato nelle sale dei musei che oggi lo contraddistinguono illustri esposizioni. In questa, il Palazzo ci restituisce la sua storia: da quando venne acquistato nel 1550 da Eleonora di Toledo, moglie del primo Granduca di Toscana Cosimo I che desiderava una dimora regale adeguata al nuovo rango, fino all’Ottocento.

Ideata da Detlef Heikamp, la mostra è stata prodotta dalla Soprintendenza per il Polo Museale Fiorentino e dall’ente Cassa di Risparmio di Firenze il cui contributo è stato fondamentale per il coordinamento.

L’intento è quello di consentire di rivivere negli ambienti del Palazzo, dall’imponente Cortile dell’Ammannati che ci accoglie una volta varcato il portone d’accesso all’edificio, fino allo scalone ed alle sale del piano nobile, il fusto e lo splendore principesco che caratterizzava la Reggia. Le statue che i Medici, attenti collezionisti, avevano raccolto nel Palazzo e nel Giardino di Boboli, ad iniziare da Cosimo I, animeranno gli ambienti. Opere di epoca classica come l’Arringatore, o di epoca moderna come il potente Nettuno di Stoldo Lorenzi, eseguito per l’omonima fontana del Giardino di Boboli che potrà essere visto da una distanza inconsuetamente ravvicinata ed esprimere tutta la sua forza plastica. Alla statuaria, come arredo di grande pregio e di grande effetto scenografico del Palazzo e del Giardino di Boboli che lo circonda e lo sovrasta in tutta l’ampiezza delle collina retrostante, Detlef Heikamp ha infatti dedicato un’ampia sezione della mostra. Per l’occasione sarà riaperta al pubblico, dopo un impegnativo intervento di restauro, la suggestiva Grotta Grande del Giardino di Boboli progettata da Bernardo Buontalenti, espressione del gusto manierista di ricreare la natura in modo artificiale, che ospita la Venen del Giambologna, una delle prove più alte dello scultore fiammingo.

La mostra ha inoltre l’intento di riscoprire il rapporto fondamentale tra le sculture antiche, rinascimentali e barocche che animavano le sale de Palazzo e le decorazioni parietali che le arricchivano. Gli affreschi di Pietro da Cortona e di Ciro Ferri nelle Sale dei Pianeti della Galleria Palatina rappresentano l’episodio pittorico più importante del Palazzo. Per l’occasione saranno esposti i disegni preparatori una cui attenta analisi, accompagnata da un nuovo studio dei soggetti iconografici e una rivisitazione della cronologia, a cura di Piera Tordella hanno rivelato nuovi significati di questo ciclo decorativo barocco, che suscitò entusiastico stupore per la sua modernità nei contemporanei pittori fiorentini.

Un’altra sezione molto importante della mostra sarà dedicata all’architettura del Palazzo e alla disposizione del Giardino di Boboli e al loro rapporto urbanistico e difensivo con la città. Le indagini condotte in tal senso da Amelio Fara hanno restituito il tracciato planimetrico delle fortificazioni. Con strumentazione georadar e laser scanner sono state rimesse in luce le gallerie di contramina presenti nel Giardino di Boboli, è stato rilevato il fronte bastionato della Fortezza di Belvedere confinante con il Giardino stesso, ed è stata analizzata la struttura architettonica della Grotta Grande di Bernardo Buontalenti. Alla sistemazione di Piazza Pitti è stata dedicata una sezione a parte. Sono stati restituiti i profili altimetrici di tutti i progetti alcuni dei quali inediti, che sono stati elaborati nel corso dei secoli dal Cinquecento all’Ottocento, da quello di Bernardo Buontalenti a quello di Giuseppe Cacialli.

Alle indagini scientifiche e alla realizzazione del Catalogo della mostra hanno contribuito numerosi studiosi di fama e provenienza internazionale.

Pitti, per i fiorentini e i turisti in genere è un ‘bel palazzo’ contenitore di importanti musei.. Altrettanto noto è il Giardino di Boboli, luogo ideale per qualche ora di svago e per un colpo d’occhio sulla città che conceda agli occhi un momento di quiete e di contemplazione della bellezza.

Pochi sanno che Pitti rappresenta il prototipo della reggia moderna, il simbolo dell’affermazione del potere sovrano del Principe e del suo splendore, mezzo straordinario di comunicazione al popolo e al mondo conosciuto della potenza di Sua Altezza Serenissima, della sua grandezza c della sua magnificenza.

La mostra Pitti Reggia rivelata, promossa e prodotta dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, offre l’opportunità unica di tornare a percorrere e vivere spazi e situazioni ambientai i che fanno riferimento a quel progetto comunicazionale, grazie alla raffinata e sagace ricostruzione filologica, storico-artistica ed architettonica di Detlef Heikamp e Amelio Fara. Si tratta di un impegno che mette in luce, per la prima volta, l’unitarietà

di uno straordinario scrigno di tesori preziosi – ricollocati nell’originaria posizione o riscoperti e restaurati – rievocando, al contempo, il ruolo europeo che ebbe il Dominio Fiorentino, il suo prestigio e la sua influenza internazionale. Ma è anche l’occasione per indirizzare l’attenzione del pubblico sul contesto ambientale in cui Palazzo Pitti è inserito: da un lato la collina su cui insiste il giardino – con le sue sculture diffuse e le fontane – che sale verso il belvedere, la fortezza difensiva del Principe; dall’alto la città e il quartiere d’Oltrarno il quale, proprio grazie alla presenza della reggia, acquista la stessa dignità e centralità della parte di qua d’Amo più strettamente legata alle fortune degli antichi poteri forti; un quartiere che diventa centro, pendant, del primo sorto attorno alla Firenze romana;

La Reggia di Pitti o dello stupore armonioso. Entrare in Pitti è come entrare in uno spazio magico. Ci sono i Raffaello e i Tiziano più belli del mondo, ci sono le opere d’arte e gli arredi amati da Lorenzo il Magnifico e collezionati dai Medici. C’è un giardino – il Giardino di Boboli – che è il prototipo di tutti i giardini. Fra bianche statue contro le siepi di alloro, tra melodiose fontane e verdi labirinti, essere a Boboli è come essere dentro i sonetti di Shakespeare o la musica di Mozart. La Reggia di Pitti è stata l’invidiato e ineguagliato modello per tutte le regge d’Europa: da San Pietroburgo a Parigi, da Vienna a Madrid.

I fiorentini che nel Cinquecento, con gli Uffizi, hanno inventato il museo e la critica d’arte con le Vite di Giorgio Vasari, negli stessi anni hanno inventato la Reggia, regalando all’Europa l’idea della dimora regale.

Ma come è nato il miracolo di Pitti? Qual è stata la sua storia, quali le modifiche e gli accrescimenti che ha conosciuto nei secoli?

La mostra che aprirà nella Galleria Palatina il prossimo 7 Dicembre intende raccontare e documentare tutto questo. Per esempio. Quali erano le statue antiche che Cosimo I de’Medici collezionò nel Cinquecento e dove erano collocate? Ora (grazie alle ricerche di Detlef Heikamp) lo sappiamo ed ecco ricostruita la Sala delle Nicchie, superbo esempio di museografia mani eri sta.

Come era, come doveva essere la piazza che fronteggia Palazzo Pitti?

Qual era il rapporto spazi aie e urbanistico della città proibita, dei Medici e poi dei Lorena, con la città? Anche questo ora sappiamo grazie alle ricerche di Amelio Fara.

Il visitatore vedrà le mirabili statue di Boboli recuperate da una grandiosa campagna di restauri e sostituite da copie nella loro collocazione di origine per salvarle da un degrado purtroppo inarrestabile. Le vedrà da vicino, dislocate nelle sale della Palatina sotto i colorati Paradisi barocchi di Pietro da Cortona. E stupirà di fronte al Nettuno in bronzo di Stoldo Lorenzi, uno dei capolavori della statuaria cinquecentesca.

L’incontro più emozionante sarà con la Grotta del Buontalenti restaurata, recuperata nel suo assetto originario e aperta al pubblico per l’occasione. Chi entrerà nel recesso più segreto della grotta e vedrà la splendida Venere nuda del Giambologna levarsi dal bagno mentre la assediano tutto intorno satiri libidinosi, capirà, che cos’è il vero erotismo.

Per informazioni, prenotazioni e visite guidate per scolaresche e gruppi organizzate dalla Sezione Didattica della Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino: Firenze Musei tel. 055 2654321.

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