Tarvisio: c’è l’eco del Vescovo di Bamberga

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

A solo dieci chilometri dall’Austria, adagiata in una ridente conca circondata da folte abetaie si trova la cittadina di Tarvisio, appartenente alla Comunità Montana della Val Canale e Canal del Ferro (cosiddetta perché nella vicina Carinzia subito dopo l’anno 1000 si scoprirono alcune miniere di questo minerale). Abitata inizialmente dal popolo celtico dei Taurisci, poi centro romano, Tarvisio si è sviluppato commercialmente durante il secolo XIII e XIV, quando fiorì l’industria del ferro.

Possesso del Capitolo di Bamberga fin dal 1000, nel 1456 Tarvisio ebbe dal Vescovado di Bamberga il riconoscimento della sua importanza con la concessione del diritto ad una fiera annuale.

Saccheggiata dai Turchi nel XV secolo e passata all’Austria nel 1759, la città fu teatro di battaglie durante le guerre napoleoniche.Dopo la prima guerra mondiale è stata annessa al Regno d’Italia.Assediataun tempo da una fitta foresta popolata di orsi e cervi – sicuramente molto pericolosi per i pellegrini di allora – oggi la Foresta di Tarvisio si è ” ritirata ” a 15 chilometri a nord-ovest dell’abitato ed è finalmente protetta.Da non trascurare i bellissimi dintorni della città – oggi una delle principali stazioni turistiche montane della regione – soprattutto il Parco Naturale di Fusine, con i due splendidi ed omonimi laghi, di origine glaciale, legati tra loro da una distesa di boschi e di sentieri.Il quadro della vegetazione è molto interessante, ricco di faggi, abeti rossi, pini silvestri, pini mughi e larici.Il sottobosco presenta tantissime specie che vanno dal ribes selvatico al mirtillo nero, fino alle grandi felci, il tutto completato da una fauna molto varia (pesci, civette, falchi, galli cedroni, pernici bianche).Non mancano ovviamente caprioli, camosci, cervi, marmotte, tassi e puzzole.

Lo sci alpino e nordico, gite e escursioni, una fitta rete di facili sentieri oppure – per i più esperti -di arrampicate ed ” alte vie ” verso gli attrezzati rifugi delle Alpi Giulie fanno di quest’ambiente uno fra i più belli della Regione.

Nel centro di Tarvisio da vedere i resti del muro di cintadell’antica fortezza attorno alla quattrocentesca Chiesa dei santi Pietro e Paolo, sulla cui facciata campeggia un’enorme affresco di San Cristoforo, protettore dei viandanti, il quale impugna il bastone – baculo – usato anche dai pellegrini.Questo affresco, scoperto soltanto nel 1960, è stato staccato nel 1961 ad opera della Soprintendenza di Trieste e restaurato pochi anni fa (1994).

L’attuale Chiesa, costruita in tipico stile carinziano nel 1445 – come attesta l’iscrizione in lingua tedesca e caratteri gotici che si trova sopra l’ingresso principale dell’edificio ( ” Nell’anno 445 dopo la nascita di Cristo, il giorno di maggio dopo la festa di San Michele, mastro Osvaldo Raw ha iniziato la costruzione ) – venne edificata sopra una precedente cappella in onore di San Pietro, eretta a seguito della concessione del Vescovo di Bamberga Alberto nel 1399.Circondata appunto da un muro di cinta con quattro torri e un fossato per la difesa contro le invasioni turche (1474), l’edificio – con la facciata movimentata da tre archi acuti – è uno degli esempi più interessanti di Chiesa fortificata dei paesi alpini.Negli 1650 furono aggiunte le piccole navate laterali e in seguito la nuova sacrestia.Nel 1960-62, per iniziativa di Monsignor G. Fontana e su progetto dell’arch. G. Della Mea, la Chiesa venne allungata di venti metri verso la piazza.All’interno, la larga navata centrale è in stile gotico mentre le due cappelle laterali sono in stile barocco.Gli affreschi dell’abside, datati 1500, sono attribuiti alla scuola carinziana di Villaco; sulla parete di sinistra è rappresentato il Giudizio Universale, l’infanzia di Gesù e la Risurrezione.La parete di destra è invece ricoperta dall’immagine equestre dell’imperatore Carlo V, tributo di riconoscenza al ” defensor Ecclesiae “che – il 20 ottobre 1532, proveniente da Vienna – pernottò a Tarvisio con le sue schiere e qui volle fosse celebrato un ufficio religioso.  Ancora nella piccola navata di sinistra si nota l’affresco di Gesù che conferisce il primato a Pietro, mentre in quella di destra si possono ammirare la Santissima Trinità e una delicata Madonna con Bambino.Gli affreschi, per lungo tempo nascosti sotto l’intonaco della facciata, ora collocati nella navata centrale, raffigurano invece la caduta di Gesù sotto la croce e l’agonia nel Getsemani (visibili, in alto, la cittadella di Tarvisio nel 1500 e, nell’angolo di sinistra, in basso, il volto di un turco a ricordare i ripetuti assedi di quel tempo).Sull’arco trionfale dell’abside, riportato alla luce di recente, il sacrificio di Abramo con le parole della Genesi “Abramo credette al Signore che glielo accredita come giustizia”.Il coro ligneo dell’abside, di scuola tedesca, datato 1650 circa, riprende nelle colonne il tema eucaristica della vite e dei tralci.

Fra gli altari, il più importante è quello della Incoronazione della Madonna, che si trova a sinistra nella navata centrale.Sicuramente della scuola di Villaco – a cui appartengono i famosi altari di Pontebba e Maria Gail – ciò che ci rimane è la parte centrale (lo Schrein) del “Flugelaltar”, antica ancona a sportelli mobili che ebbe larghissima diffusione nell’Europa Centrale intorno al XVI secolo. L’altare maggiore è del 1722 mentre nel 1733, assieme al pulpito, vennero costruiti tre nuovi altari; probabilmente a quest’epoca risale la mutilazione del Flugelaltar.Il gruppo scultoreo raffigurante Sant’Anna e Maria Bambina, sulla destra, è opera ottocentesca della Val Gardena, incastonata nell’altare settecentesco.Sotto la mensa dell’altare raffigurante San Francesco con il Crocifisso vi è la statua di San Francesco Saverio dormiente, tra i Santi Giovanni Nepomuceno e Ignazio di Lojola, compagno di studi e maestro spirituale del Saverio.

L’altare della celebrazione, l’ambone, la sede presidenziale sono stati realizzati recentemente dall’artigiano Domini, ispirandosi alle colonne dell’arco trionfale.Le vetrate, in stile neo- gotico, sono state rifatte nel XIX secolo.Raffigurano San Leopoldo re e gli apostoli Pietro e Paolo (nell’abside, composte a Innsbruch nel 1887); Ottone I grande Vescovo di Bamberga (1031-1139), che riorganizzò civilmente e religiosamente la Valcanale, l’imperatore Enrico II il quale fondò nel 1007 il Vescovado di Bamberga, includendo le terre carinziane (il Vescovado durò sino al 1759), i santi Ermacora Vescovo e Fortunato diacono, patroni e martiri della Chiesa di Aquileia (vetrate sulla parete di sinistra); ancora Cirillo e Metodio, ai quali si deva la scrittura slava, Carlo Magno – che nell’811 fissa i confini del patriarcato al fiume Drava – e il patriarca Paolino, uomo di cultura, amico e consigliere dell’imperatore (vetrate sulla parete di destra).Non va dimenticato, ai fini della nostra ricerca, la tela raffigurante San Giacomo con il bastone e il cappello a larghe tese, calato sulle spalle – petaso – posto sulla parete destra, entrando dalla porta principale, fra altri cinque ritratti d’epoca. Tale iconografia testimonia la viva devozione per questo santo, protettore dei pellegrini, i quali attraversavano anticamente i boschi rigogliosi della Valcanale talvolta rischiando la propria vita. A questo proposito ricordiamo che la città di Tarvisio, sosta di base per i romei, compare nella famosa carta geografica preparata da Erhard Etzlaubdi Norimberga per l’anno giubilare 1500 – oggi conservata alla Bayerische Staatsbibliothek di Monaco – carta che indica la strada ai pellegrini tedeschi in viaggio verso Roma (le strade sono segnalate da linee punteggiate e la distanza tra un punto e l’altro corrisponde a un dot, cioè un miglio germanico pari a 7,4 chilometri).Accanto alla Chiesa, il caratteristico campanile con la cupola a cipolla e la quattrocentesca torre ottagonaledi difesaadibita oggi a sede per mostre.

Di particolare rilievo, dietro la Chiesa parrocchiale, murate sulle pareti esterne, varie lapidi funerarie risalenti al XVI secolo, alcuni lacerti di monumenti funebri ritrovati a Camporosso nonché lapidi romane con bassorilievi ed iscrizioni (datate 180-190-220 d.C., testimoniano la prima l’affetto di Giulia Stratonica al marito Aquilino Cesenatense, defunto a quarantasei anni, la seconda il voto fatto dai coniugi Vitale e Sura, la terza l’onestà di Fiorentina Secundina, ” moglie di rare doti “, sposa di Mutilio Cresto, la cui lapide è l’unica figurata, presentando nei riquadri laterali un Satiro con tirso ed una Danzatrice).A Tarvisio Bassa, da vedere la Chiesa della Beata Vergine di Loreto, fatta edificare dalla famiglia Von Rechbach nel 1689 in stile barocco.E’ arricchita da un caratteristico altare ligneo.Poco lontano da Tarvisio, nel borgo di Coccau – sede del valico confinario – vi è la trecentescaChiesetta di San Nicolò, con il più bel ciclo di affreschi della Valcanale (1400), raffiguranti scene della Passione di Cristo – Flagellazione, Salita al Calvario, Deposizione, Sepoltura, Resurrezione – alcune figure di Santi e la suggestiva Adorazione dei Magi, purtroppo alquanto scolorita, la quale, attraverso la forza del disegno, promana grande efficacia soprattutto nei volti paesani e nel chiaroscuro delle montagne in lontananza.A Fusine, invece, risale al 1463 la Chiesetta gotica di San Leonardo, alla quale fu aggiunta nel 1797 la cappella dell’Addolorata o dei Sette Dolori mentre sul Monte Castello si trovano i resti dell’antico maniero di Weissenfels, costruito nel 1431 dai Conti Cilli.Nella frazione di Boscoverde, percorrendo per una ventina di minuti via Bamberga verso Fusine, il turista può imbattersi nel bel monumento – eretto agli inizi del XX secolo – in ricordo delle guerre napoleoniche del 1809 mentre nei dintorni, sul colle sovrastante Fusine, i Signori di Cilli, l’odierna Celje in Slovenia, fecero costruire nel XV secolo il Castello di Weissenfels, ora totalmente diroccato

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