Cantata da Dante una “pietra” tutta storia

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

I versi di Dante sono certamente fra i meno conosciuti. Dicono (nel “Purgatorio” – IV Canto versetti 25/27): ”Vassi in Sanleo e discendesi in Noli, montasi su in Bismantova ‘n cacume con esso i pie'; ma qui convien ch’om voli”.

La “pietra” – che è il simbolo più noto del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano – è in un arca che da qualche tempo è protetta – ed è per la zona un punto di riferimento storico-culturale, ricco anche dal punto di vista della geomorfologia.

Il Parco racchiude – fra Emilia – Romagna e Toscana – i parchi regionali del Gigante dei Centolaghi e i Gessi Triassici della Valle del Serchia e in essi si trovano le cime più alte di tutto l’Appennino settentrionale. Un “paradiso per i geologi” lo ha definito di recente Lega Ambiente, scrivendone con l’abituale ricchezza di documentazione.

Ma vediamo più da vicino di cosa si tratta; attraverso un “itinerario” che prende a pronto riferimento proprio la Pietra e che si può riprendere su Internet, a cura di Massimo Orì:

“Questo itinerario, a differenza dei miei precedenti, non fa parte delle Alpi Apuane bensì dell’Appennino Reggiano e tratta di una meraviglia della natura, una montagna veramente unica e particolare come ce ne sono poche al mondo: la Pietra di Bismantova, talmente meravigliosa che se uno non la conoscesse e non ci fosse mai andato (dovrà provvedere quanto prima. La Pietra di Bismantova è situata vicino alla cittadina di Castelnuovo né Monti, Appennino reggiano, raggiungibile da Reggio Emilia (seguendo una volta usciti dalla A1 le indicazioni per La Spezia – Passo del Cerreto) tramite la SS 63 oppure, per chi provenga dall’Alta Toscana attraverso il Passo del Cerreto e per chi provenga dalla Garfagnana attraverso il Passo di Pradarena. La “Pietra” è una montagna dalla forma caratteristica, unica, vecchia di 30 milioni di anni, formatasi da un’eruzione geologica originata da spinte orogenetiche e poi modificata e modellata dagli agenti atmosferici: è alta 1077 m. ed ha un alto contenuto di quarzo, pietre verdi e fossili.

Era molto conosciuta anche nei tempi antichi e il sommo poeta Dante (cui è intitolata la grande piazza situata alla base della grande parete) la cita nella Divina Commedia. Da Piazza Dante, dove va lasciata l’auto e dove si ha l’immagine più bella, si sale una scalinata che ci conduce alla base della parete, dove è situato l’eremo di San Benedetto: da qui parte l’itinerario principale per la vetta. Si va a sinistra seguendo il segnavia bianco-rosso, passando accanto al rifugio Kreuz e in circa 45 minuti si arriva in cima: il pianoro sommitale ha un’estensione di 12 ettari e vi si alternano ampie praterie a boschetti di carpini e noccioli; il panorama è incredibile e lo sguardo va dal Cimone a tutte le cime dell’appennino tosco-emiliano fino all’Alpe di Succiso e al Monte Ventasso e alla pianura padana. Dopo aver parlato del sentiero escursionistico accessibile a tutti è doveroso affermare che la Pietra di Bismantova è la palestra di roccia (gestita dal CAI di Reggio Emilia) più frequentata dell’Emilia Romagna con oltre cinquanta vie aperte: io voglio però parlare della via ferrata che vi è stata tracciata: “La ferrata degli Alpini”, che ho già percorso per due volte. Per arrivarvi, quando siamo all’eremo, bisogna andare a destra seguendo le indicazioni: il tragitto è breve, circa 15 minuti…”.

Ancora, va ricordato che questa “figura imponente di arenaria … costituita per la maggioranza di carbonato di calcio, si slancia nel mezzo della vallata e sulla sua sommità un pianoro a circa 12.000 mq ricoperto da un sottile strato terroso che forma una stupenda prateria cespugliosa il cui punto più alto è a 1.077 di altezza s.l.m.

(a cura di Umberto Giusti)

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