Dalle Fiandre “superbe” all’Abbruzzo meno noto

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Con l’Europa a disposizione, un turista ha davvero “tutto” a portata di mano. E qui preghiamo chi legge di seguirci in questo itinerario, che va dalle Fiandre all’Abbruzzo piu’ nascosto. E ce ne sono cento, ce ne sono mille, di “itinerari così”.

Organizzare un viaggio nelle Fiandre significa conoscere l’unica civiltà artistica paragonabile a quella italiana del Rinascimento e scoprire anche gli intensi scambi culturali reciproci. Davvero indimenticabile, in questo senso, è la sala del museo di Anversa dove i capolavori di Simone Martini e Antonello da Messina sono messi a confronto con opere sublimi di van Eyck e van der Weyden.La fioritura dei centri commerciali fiamminghi tra Quattro e Cinquecento segue una progressione lungo quattro città principali, che parte da Gand (dove si incastona l’Agnello Mistico di van Eyck), prosegue (ed è un’apoteosi)con la Bruges del secondo Quattrocento (in termini pittorici, da Memling a Gerard David), si sviluppa nella Bruxelles della reggente Margherita d’Austria nel Cinquecento (fino a Bruegel) e si completa con la splendida, orgogliosa Anversa, autentica capitale dell’Europa artistica dal tardo Rinascimento fino a Rubens. Superbi edifici gotici, capolavori assoluti della pittura e figure storiche di grandi maestri accompagnano costantemente l’itinerario, in un’equilibrata alternanza tra incantevoli centri monumentali e collezioni museali sempr¦ ricche, mai gigantesche, e dunque sempre gestibili con piena godibilità in tempi ragionevoli.

E ancora, in dettaglio e in sintesi, Bruxelles.

Dopo l’arrivo a Bruxelles, visita al centro storico della capitale del Belgio, con il fascinoso “cuore” costituito dalla Grand’ Piace, interamente circondata da edifici storici fra cui il Municipio con la stupenda torre tardogotica, e dalla Cattedrale dei santi Michele e Gudula, uno dei più importanti edifici gotici dell’Europa centrale,la cui mole solenne e ritmata si alza su una scalinata. .. Nel Parco del Cinquantenario, ai margini della città, si sviluppa il vasto Museo di Arte e Storia, impressionante panorama sulle manifatture artistiche fiamminghe e valloni attraverso i secoli, con particolare riferimento alle oreficerie mosane e agli arazzi.

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Ampie zone di natura selvaggia, biodiversità variegata, insediamenti umani antichissimi: sono solo alcuni degli elementi che fanno del Parco nazionale della Majella un’area protetta sicuramente fuori dal comune. In un solo decennio di attività l’impegno ha portato alla realizzazione di tre musei e due giardini botanici, che uniti allo spettacolo offerto naturalmente dalla flora e dalla fauna hanno attirato nel corso degli anni sempre più turisti amanti della natura incontaminata.

“E vero – ammette Nicola Cimini, direttore dell’ente – quello della Majella non è un Parco come tutti gli altri. Ci sono caratteristiche uniche, come le aree significative di natura selvaggia, senza strade e insediamenti, oppure le oltre 50 vette dalla biodiversità elevatissima, che lo rendono “speciale”. Il Parco si affaccia direttamente sui Balcani da un lato ed ha tutte le caratteristiche naturali proprie di quell’area, mentre dall’altro lato presenta aspetti più mediterranei. Inoltre anche l’altitudine cambia parecchio: andiamo dai 2.800 metri del monte Amaro ai 300 metri di Fara San Martino. La diversità di ambienti ha portato ad avere una vegetazione unica in Italia, mentre aggiunge ulteriori motivi di fascino la presenza di insediamenti archeologici e religiosi, come gli eremi sperduti in zone inaccessibili”. Le stuzzicanti peculiarità equivalgono necessariamente a un maggior interesse dei visitatori e, quindi, ad un maggiore introito turistico: “Secondo un rapporto del Cresa – spiega infatti Cimini – il valore complessivo annuo del turismo sulla Majella è di 334 milioni di euro. Ebbene, almeno 100 di questi milioni, ma forse anche di più, provengono dal Parco nazionale. Quello che attira maggiormente i visitatori è la natura selvaggia, incontaminata, che copre un’ampia fascia dell’area protetta. Proprio la “wilderness” ci ha consentito di ottenere come unico Parco dell’Europa occidentale la certificazione internazionale dall’associazione “Pan Parks”, i cui rappresentanti hanno ultimato recentemente la verifica annuale, trovando molto soddisfacente il nostro impegno nel portare avanti un programma di miglioramenti. In questo modo, nel Parco è possibile svolgere sia turismo sostenibile, di qualità e selezionato per gli amanti della natura selvaggia nei 25 mila ettari incontaminati.

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Un insieme di elementi storici e culturali nel grembo di un territorio d’assoluto valore naturalistico. Si potrebbe definire così la provincia aquilana, che offre ai turisti numerose tipologie di percorsi in zone che hanno conservato tutto il loro splendore. In provincia la montagna troneggia praticamente ovunque: si pensi al Gran Sasso, fiero ed imponente, e alla Majella, una sorta di dolce figura protettiva sul versante sulmonese. Tre sono i Parchi nazionali, uno quello regionale, a cui si aggiungono moltissime aree protette, e ciò fa della ,provincia aquilana un caso unico nel panorama delle riserve naturali europee. Imille percorsi da seguire, tra immensi canyon e piccoli laghi, tra improvvisi cambi di paesaggio quasi “cinematografici”, boschi nascosti e vallate, fanno da cornice alle realtà del luogo, vere e proprie perle storico-culturali e mete ambite dai turisti di mezzo mondo. Da queste parti non sono andate perdute le radici culturali, meravigliosamente conservate nei borghi, riscoperti e valorizzati dagli enti e dai privati, nei tanti castelli, nella cucina tipica e nei sapori, in un fascinoso intreccio di antichissime tradizioni come la Transumanza, che ha segnato la vita di molte popolazioni abruzzesi. Spetta all’Aquila lo scettro di centro culturale più importante. Di nobilissime origini (fu fondata nella prima metà del 1200, secondo la tradizione da Federico II), L’Aquila può essere considerata un libro di storia a cielo aperto. Adagiata all’interno della “conca” dei monti Sirente e Velino con il Gran Sasso a svettare sullo sfondo, monti che l’hanno difesa e protetta per secoli, la “nobildonna italiana” della casa di Svevia è un passaggio obbligato per chi ama vivere la storia da dentro e magari respirare l’alone di mistero che avvolge le piazze e le chiese, luoghi sì religiosi ma densi di simbolismi occulti. E bene ricordare che L’Aquila costituisce un caso unico del periodo medievale: fu costruita secondo un progetto pressoché eccezionale, di cui non si conoscono altri esempi in tutta la storia dell’architettura urbana. L’evento cittadino più importante della “città dei 99″ è senza dubbio la Perdonanza celestiniana, manifestazione religiosa tra le più famose al mondo. Alla fine del settembre 1294 Papa Celestino V emanò la Bolla del Perdono, fatto a seguito del quale proprio all’Aquila fu istituito il primo Giubileo, sei anni prima dell’altra Bolla di Bonifacio VIII con la quale si proclamava l’Anno Santo ufficiale della Chiesa. Da allora, da più di sette secoli, il 28 agosto di ogni anno una solenne processione accompagna il prezioso documento, custodito nelle mani della Dama con al fianco il Giovin Signore, dal Palazzo Comunale fino alla Basilica di Santa Maria di Collemaggio, dove avviene l’apertura della Porta Santa. Intorno all’Aquila si sono sviluppate le altre bellezze della provincia. Dai siti archeologici di Fossa ed Amiternum, passando per i borghi di Santo Stefano di Sessanio, Rocca Calascio, Bominaco, Fontecchio, risalendo la Valle Subequana fino a Secinaro. Senza dimenticare l’Eremo di Celestino, a Sulmona, patria del poeta latino Ovidio, famosa per i confetti e teatro dell’antichissima Giostra cavalleresca, ennesimo diamante del Medioevo abruzzese.

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Si chiama “Asinomania” ed è il punto di riferimento a Introdacqua per quanti amano le escursioni naturalistiche e le mille virtù degli animali senza dimenticare le tradizioni. Nata per passione, dall’idea di abbracciare la causa “asinesca” con lo scopo di salvare il nobile animale dall’estinzione, la cura degli asinelli è ora diventata una vera e propria moda richiesta anche dagli stranieri. “Ricordo – racconta lo psicologo Eugenio Milonis – che avevo appena sei anni quando ho lasciato l’Abruzzo per andare a Roma, dove lavoro. Ho sempre portato con me l’immagine agricola della zona popolata da asini, ma leggendo della scomparsa di questi animali ho cominciato un allevamento con due esemplari nel mio giardino”. Ora, Milonis di asini ne ha 40, tra esemplari italiani e stranieri, ma purtroppo non c’è più traccia della razza dell’asino aquilano. Estinto. Cominciata anni fa, l’attività sta portando frutti. A partire dalla grande richiesta di latte d’asina. “Molti genitori – continua Milonis – arrivano disperati, si presentano con le prescrizioni pediatriche peri loro bimbi intolleranti o allergici ai prodotti in commercio. Il latte d’asina non solo risolve i loro problemi già dopo una ventina di giorni, ma dà una mano allo sviluppo dei piccoli gracili di costituzione”. Un’attività limitata per l’esigua produzione di latte. L’importanza di questo prelibato alimento ha portato il centro di Introdacqua a collaborare con il Parco scientifico e tecnologico dell’Aquila.Il responsabile di “Asinomania” è a dir poco addolorato per la grossa ricchezza che l’Abruzzo ha perso con l’estinzione della razza aquilana. “Abbiamo detto addio a un patrimonio inestimabile: prima in Italia esistevano dodici razze, oggi ne sono rimaste cinque”, – sospira. Per cercare di recuperare quel poco di tradizione, ecco l’idea del trekking-someggiato. Una riscoperta dei posti montani con l’ausilio del somaro, che però serve solo come portatore di soma: il viaggio infatti viene affrontato non sulla groppa dell’animale ma insieme all’asino, che cammina al fianco del turista. Numerose le richieste per giri dì una o mezza giornata, con tanto di sosta per picnic. I più allenati partecipano al percorso che arriva a Tagliacozzo della durata di una settimana, con soste negli agriturismi. A richiederlo sono anche gli inglesi. La moda comincia a contagiare anche i manager stressati: di recente industriali del Nord hanno chiesto asini a noleggio per escursioni settimanali in montagna. Non mancano corsi di onoterapia, particolarmente indicata per la cura psicologica di bimbi caratteriali, autistici, iperfreneticì, a differenza dell’ippoterapia che è ideale per la riabilitazione motoria. “Di recente – svela Milonis – abbiamo lavorato per il reinserimento nella società dei detenuti del carcere di Chieti, con una comunità terapeutica di schizofrenici e una onlus romana che cura adolescenti e bambini in difficoltà. Siamo stati contattati anche da don Mazzi”. Su Introdacqua piovono anche le richieste per corsi di formazione rivolti agli operatori. “Stiamo pensando di costituire una scuola di formazione permanente. Molte adesioni arrivano soprattutto dalla Spagna, non mancano austriaci e svizzeri anche per i corsi di trekking someggiato.

Ed è made in Abruzzo l’idea di un consorzio nazionale allevatori di asini, denominato “Allevasini”.

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