Un libro-choc di Ciriacono “LE STRAGI DIMENTICATE GLI ECCIDI USA IN SICILIA”

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Nella nostra Rubrica “Storia: ricerche e revisioni” abbiamo già segnalato l’improvviso emergere di ricerche documentali e di “testimonianze”, personali e di gruppo, di uno degli episodi più feroci della Seconda guerra mondiale: gli eccidi di militari italiani caduti prigionieri dei soldati americani in Sicilia nel 1943. Abbiamo anche segnalato – sulla scorta di un ampio servizio di Gianluca Di Feo, sul “Corriere della Sera” del 31 ottobre s.a. – l’inizio di un’istruttoria della Procura della Repubblica militare di Padova per il massacro di 73 prigionieri e di 8 civili, a Bufera, il 13 luglio del 1943 (e abbiamo in rubrica l’intero articolo di Gianluca Di Feo).

Adesso le ricostruzioni di quello che accadde in Sicilia, si stanno moltiplicando, come vedremo.

Ma dobbiamo soprattutto portare a conoscenza del nostro pubblico che, grazie alla cortesia dell’Autore – che qui ringraziamo con viva cordialità – siamo venuti in possesso di un volume di 100 pagine, ricco di foto e di cartine, sugli eccidi americani di “Biscari” e di Piano Stella.

Lo ha scritto Gianfranco Ciriacono, che di quei fatti fu testimone oculare e che riferisce in particolare su quanto avvenne nell’insediamento colonico <<Arrigo Maria Ventimiglia>> in contrada Piano Stella del Comune di Caltagirone nel tardo pomeriggio del 13 luglio (1943); su quanto avvenne e “che significò la morte per quasi tutti i protagonisti, ad eccezione del ragazzino Giuseppe Ciriacono”.

Nella presentazione al volume, il prof. Emanuele Ferrera, scrive: “Nipote e figlio, rispettivamente, di una delle vittime e del solo superstite dei due eccidi commessi il 14 luglio dalle truppe a stelle e strisce durante l’avanzata per la conquista dell’aereoporto di Santo Pietro, Ciriacono ha ricostruito i massacri consultando negli Stati Uniti Atti della Corte Marziale e attingendo abbondantemente alle testimonianze dei sopravvissuti; si propone di ristabilire tutta la verità dei giorni dello sbarco del 1943”.

I libri di storia si sono limitati finora a raccontare i lanci di dolciumi dei reggimenti alleati che avevano messo piede in Sicilia, il giubilo delle popolazioni al loro passaggio “mentre l’autore de “Le stragi dimenticate” è mosso dall’esigenza di sottolineare che l’evento non fu davvero tutto <<rose e fiori>> e che l’immagine di “buonismo” che gli americani si sono ritagliati, alla luce dei due efferati episodi di Acate, ampiamente ridimensionata”.

E vanno anche “ridimensionate” a nostro avviso, anche molte altre tesi; la prima delle quali è relativa al comportamento dei nostri reparti, che ovunque non avrebbe combattuto. Molti reparti invece combatterono con accanimento, con vero eroismo; e l’altra tesi che ormai si può smentire e che per gli invasori tutto sia filato liscio. Non è vero: ci furono molti momenti nei quali essi rischiarono di essere rigettati in mare, subendo gravi perdite proprio ad opera dei nostri militari. E proprio questo spiega l’accanimento barbaro dei militari USA contro i nostri prigionieri.

E tutto questo è tanto più da sottolineare data la sproporzione delle forze; perché, come Ciriacono ricorda “l’operazione Huskufu” uno dei più grandi D. Day della seconda guerra mondiale, anche se messo a confronto con la Normandia e con tutti gli sbarchi del Pacifico. Furono 2.500, fra navi e mezzi da sbarco a trasportare o scortare 80 battaglioni di fanteria e 400 carri armati, più 14.000 veicoli e 1.800 cannoni. Le truppe erano ripartite in sette divisioni di fanteria (tre britanniche, una canadese e tre americane), una divisione americana, due brigate corazzate britannichee una canadese, tre formazioni di commandos britanniche e un battaglione Ranger degli Stati Uniti. Vi erano pio altre forze speciali: elementi di due divisioni aerotrasportate, una britannica e una americana che dovevano lanciarsi prima dell’assalto principale per impadronirsi di alcune posizioni di importanza vitale…”.

Tutto questo colossale concentramento di forze, puntava – come obiettivo iniziale – a stabilire “una testa di ponte lungo 150 chilometri di costa, di cui 145 difesi dalla 206° divisione costiera che contava 7.500 uomini…”. Nel caso che le “difese dell’Asse fossero state troppo efficaci, vi erano di riserva ancora due divisioni britanniche e una americana”.

L’invasione della Sicilia – ricorda Ciriacono – era “il più gigantesco sbarco anfibio sino ad allora compiuto nel corso del secondo conflitto mondiale…”.

Gianfranco Ciriacono: “Le stragi dimenticate” – Gli eccidi americani di Biscari e Piano Stella” – 1° edizione agosto 2003 – 1à ristampa maggio 2004 – Stampato presso la Coop. CDB – Ragusa – Tel. e Fax: 0932-667976 – E-mail: gianfrancociriacoin.it – pgg.128 – euro 12,00.

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