Fine di Campo de’ Fiori un’altra piazza “persa”

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

E’ requiem per Campo de’ Fiori, una delle piazze piu’ belle di Roma e dunque del mondo?

Sembra proprio di si'; e fa impressione vederlo scritto su un giornale di sinistra, come “La Repubblica” che evidentemente non si accorge – o finge di non vedere – che anche quella “situazione” si è determinata sotto gestione Veltroniana; quel Veltroni che il giornale esalta e sventola a livello nazionale. Ne scrive Marco Lodoli, con riferimento as un libro di poesie di Patrizia Cavalli (“Aria pubblica” – Edizioni Einaudi).

Leggiamo Lodoli: “Da sempre la Cavalli sa descrivere con i suoi endecasillabi perfetti la complicata scherma dell’amore, fatta di finte, parate, affondi, ritirate e contrattacchi, e in cui comunque si finisce sempre penosamente infilzati dalla punta dell’adorata nemica o, peggio ancora, dalla propria. Ma stavolta, accanto al vorticare dei fioretti innamorati, la Cavalli sente il bisogno di esprimere tutto il suo sdegno civile verso l’occupazione violenta delle piazze romane, verso quella caciara senza fine che odia e teme il vuoto, la quiete, la bellezza, che distrugge la natura ; delle piazze, fatte per gli incontri e i saluti, le parole e gli affetti, e non per i bivacchi ubriachi, per i berci e le risse. Insomma, il suo obiettivo polemico è la trasformazione avvenuta a Campo de’ Fiori, un tempo campo aperto della vita e ora barbaramente occupata da bar, pub, ristoranti, spettacolini e da una torma di giovani che ne fa campo dibattaglia fino a notte fonda.

Cos’è una piazza? – si chiede e chiede, insieme alla poetessa Cavalli – «E’ un vuoto costruito a onore del vuoto/ nell’artificio urbano del suo limite./Se si riempie è per tornare al vuoto/ perché a costituirla e proprio il vuoto,/ non fosse vuota infatti non potrebbe/ accogliere chi passa e se ne va».

La Cavalli prende una posizione scomoda e intransigente contro il caos e la volgarità che vogliono assediare e travolgere ogni luogo della città, ogni piazza, ogni silenzio.

“Qualcuno potrebbe obiettare che le piazze sono fatte apposta per accogliere la gente che vuole uscire, abbandonare il tinello e la televisione, confrontarsi e divertirsi: ma è vero che l’horror vacui rischia di creare un mondo dove conta solo stordirsi per evitare ogni pensiero e ogni sentimento…”

Secondo Lodoli, questo libro della Cavalli, farà litigare, a sinistra. Ma c’e’ – a destra o altrove – ci chiediamo noi, qualcuno che voglia e che sappia discutere di “vicende” come questa?

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