Il Tempo.it – Sputi, monetine, applausi al nemico L’addio “politico” da Moro a Rauti

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Esequie e rese dei conti

imageFare i conti col passato talvolta può essere molto complicato. E niente più di un funerale costringe i presenti a confrontarsi con la personalità del defunto. E, di conseguenza, con chi di quella personalità si sente in qualche modo il più legittimato erede. In alcuni casi si è costretti a sfilare accanto a «nemici» politici, in altri a partecipare a riti del passato – i pugni chiusi e «bella ciao» da una parte, le braccia tese e il «camerata, presente!» dall’altro – considerati ormai sconvenienti per chi riveste cariche pubbliche.

Nonostante le tante possibilità di imbarazzo, raramente i leader politici hanno rinunciato a presenziare alle esequie di altre importanti personalità. Non fosse altro per dimostrare che la lotta politica non dovrebbe mai travalicare i confini del rispetto reciproco e che la morte «livella» tutto, persino i conflitti più duri. Peccato che non sempre il messaggio sia passato, così che i funerali «celebri» sono stati spesso attraversati da tensioni sfociate in contestazioni o addirittura aggressioni.

Il trattamento peggiore lo ha probabilmente ricevuto Gianfranco Fini, che nel 2012 da presidente della Camera in rotta con Berlusconi e con il vecchio universo post fascista, non rinunciò a presenziare ai funerali di Pino Rauti , suo storico rivale nei congressi missini. In quell’occasione Fini divenne il capro espiatorio – probabilmente oltre le sue colpe – della diaspora della destra post missina e fu letteralmente aggredito dalla folla, con gli uomini della sua scorta a proteggerlo dal linciaggio. Fu Isabella Rauti, figlia di Pino, a chiedere alla folla di rispettare i funerali del padre, ottenendo una «tregua», ma Fini fu comunque costretto a lasciare in anticipo la cerimonia da un’uscita secondaria.

In passato, quando la lotta politica era persino più aspra, partecipare a un funerale di un avversario era considerato un gesto di coraggio. E per questo, paradossalmente, apprezzato anche dai «nemici». Celebre la visita di Giorgio Almirante a Botteghe Oscure, nel 1984, per omaggiare la salma di Enrico Berlinguer , tra due ali di «compagni» che, silenziosamente, si aprirono per lasciar passare il «capo dei fascisti». Qualche anno dopo, quando a morire fu Almirante , a ricambiare la visita alla camera ardente fu il comunista Giancarlo Pajetta, che si intrattenne a lungo con Donna Assunta tenendola per mano.

Episodi purtroppo isolati. Perché che i funerali potessero trasformarsi in occasioni in cui fare metaforicamente i conti era già successo in precedenza. Ad esempio nel 1978, quando la famiglia di Aldo Moro negò la presenza della salma del leader Dc ai funerali di Stato in polemica con la decisione del governo dell’epoca di non trattare con i brigatisti per salvare la vita allo statista. O, nel 1982, quando alle esequie del generale Carlo Alberto Della Chiesa tutti gli esponenti politici, fatta eccezione per il presidente della Repubblica Sandro Pertini, vennero insultati e accusati di «aver lasciato sola» la vittima. Stesse motivazioni che, esattamente dieci anni più tardi, provocarono l’ondata di rabbia ai funerali di Falcone e Borsellino contro una classe politica considerata «indifferente» nel migliore dei casi. «Collusa» nel peggiore. Ai funerali della scorta di Borsellino a rischiare il linciaggio fu addirittura il Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro, «protetto» dal numero uno della Polizia Vincenzo Parisi.

Neanche la distanza dall’Italia, nel 2000, impedì lo scontro ai funerali di Bettino Craxi , celebrati a Tunisi. Per il governo parteciparono Lamberto Dini e Marco Minniti, fischiati. Applausi, invece, per Francesco Cossiga e Silvio Berlusconi.

Nessuna contestazione ma situazioni politicamente «imbarazzanti» in altri due casi. Nel 2006 a Roma si celebrarono i funerali di Peppe Dimitri , personaggio controverso della destra capitolina che in sè racchiudeva tutte le sfaccettature di una certa area politica, dalla lotta armata alla «destra di governo» con l’iscrizione ad Alleanza Nazionale. Non mancò, per l’occasione, Gianni Alemanno, che di Dimitri era fraterno amico e, in quel periodo, ricopriva la carica di ministro dell’Agricoltura. Alemanno non si limitò a una semplice presenza, ma pronunciò un’orazione funebre e fu tra coloro che trasportarono a spalla la bara.

Molto più defilato il ruolo di Matteo Renzi ai recentissimi funerali di Pietro Ingrao . Con il presidente della Rapubblica Sergio Mattarella e quello del Senato Pietro Ingrao, il premier ha assistito alla cerimonia dal palco delle autorità ed è rimasto in silenzio mentre il canto «Bella Ciao» si è alzato dalla folla. Quella folla che, probabilmente, si sarebbe volentieri risparmiata la presenza dell’uomo che ha contribuito a isolare politicamente gli ultimi comunisti.

Carlantonio Solimene

[Fonte: www.iltempo.it]

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