In quattro Palazzi Ducali tutto sui Della Rovere

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Anzitutto, le sedi: i Palazzi Ducali di Senigallia, Urbino, Pesaro e Urbania. La data: dal 4 aprile al 3 ottobre. E l’oggetto; anzi, gli “oggetti”; i 300 capolavori e opere d’arte che illustrano per la prima volta cronologicamente i fasti della celebre dinastia che succedette dal 1508 ai Montefeltro: l’illuminata signoria del Della Rovere, che attraversa una lunga stagione di arte e di bellezza. Si tratta di una signoria nuova e diversa rispetto alla precedente: alle soglie del Cinquecento, gli sviluppi della storia europea (comprese le conquiste di francesi e spagnoli sul suolo italiano) impongono una nuova figura di “principe” e una aggiornata versione del ruolo del “cortegiano”. E sono proprio i Della Rovere i primi duchi del Cinquecento Italiano a comprendere i limiti e le prospettive di una signoria che deve rinunciare ad ambizioni di conquiste territoriali, ma assicurarsi una fama internazionale grazie allo splendore della produzione artistica e delle residenze, al generoso mecenatismo, all’esportazione o al dono diplomatico di prodotti assolutamente unici e inconfondibili. Oggi, quattro importanti centri marchigiani celebrano le figure, i fasti, gli artisti, le collezioni e gli interessi scientifici dei Della Rovere. Senigallia, Pesaro, Urbino e Urbania aprono ai visitatori i propri monumenti più importanti, alcuni dei quali altrimenti inaccessibili, invitando a un itinerario che porta dal mare ai boschi di “roveri” nella valle del Metauro, nella meraviglia di una natura intatta e sempre mutevole, capace non solo di accogliere ma anzi di ispirare e di generare grandi maestri e indimenticabili capolavori. L’esposizione è il frutto di recenti e approfonditi studi scientifici che hanno esplorato a tutto campo la cultura e il gusto di un’epoca ricostruendo filologicamente la storia e il mecenatismo dei Signori, uomini d’arme, sofisticati esteti, scaltri politici, immortalati nei ritratti di Tiziano (Francesco Maria I e la consorte Eleonora Gonzaga), del Bronzino (Guidubaldo II), del Barocci (Francesco Maria II) e di tanti altri protagonisti del tempo. Pedro Berruguete cl mostra invece le sembianze di Papa Sisto IV come Raffaello quelle di Giulio II: i memorabili pontefici che diedero nobiltà alla nuova signoria sotto fronde di quercia cariche di ghiande, divenute facilmente, in virtù del nome, inequivocabile e fecondo segno di riconoscimento: non solo firma di una committenza colta e insistito simbolo di appartenenza, ma anche autonomo, raffinatissimo intreccio decorativo: come nel lussureggiante Stipo di ebano intarsiato d’avorio realizzato alla fine del Cinquecento per Francesco Maria II, recentissimamente acquistato dalla Galleria Nazionale delle Marche.

Celebri dipinti, sculture antiche e Rinascimentali, preziose oreficerie, ricchissime ceramiche, lucide armi, delicati manoscritti miniati tornano eccezionalmente a rivivere nelle antiche stanze dei grandi palazzi nelle quattro capitali ducali. I duchi favorirono Infatti l’immagine del policentrismo del loro Stato, dando quasi vita ad una sorta di federalismo ante-litteram. Se Federico di Montefeltro aveva scelto Urbino e Gubbio, Guidubaldo I amò soprattutto Fossombrone, Francesco Maria I Della Rovere predilesse Pesaro, Guldubaldo II ancora Pesaro e poi Senigallia, e Francesco Maria II predilesse Casteldurante, poi ribattezzata Urbania in onore di papa Urbano VIII.

I due pontefici Della Rovere, Sisto IV (1471-1482) e Giulio II (1503-1515) fanno del Ducato di Urbino il centro da cui passare per ottenere i loro favori. I re d’Inghilterra, di Francia e di Spagna, gli imperatori asburgici accolgono al meglio gli ambasciatori del Ducato e conferiscono ai signori di Urbino le più alte onorificenze. Ed è proprio Giulio II nel 1507 a concedere al Collegio dei Dottori urbinate più ampie prerogative, dando vita, di fatto, al primo nucleo della celebre Libera Università fiore all’occhiello e fortuna moderna di Urbino.

C’e di tutto, nei quattro Musei in memoria della Signoria dei Della Rovere, uomini d’arme che, dopo i Montefeltro, si assicurarono fama e potere grazie a un coraggioso mecenatismo e al fasto delle loro residenze. Celebri dipinti, sculture antiche, preziose oreficerie, ricchissime ceramiche e manoscritti miniati tornano a rivivere nei palazzi dei quattro centri ducali. La rassegna debutta a Senigallia nel palazzo del Duca, progettato dal Genga e decorato dallo Zuccari, e qui illustra le origini savonesi della dinastia: per l’occasione torna la splendida Madonna di Senigallia, eseguita da Piero della Francesca per Federico di Montefeltro. Sisto IV, uno dei due pontefici dei Della Rovere, è rappresentato dal ritratto, mai visto in Italia, dello spagnolo Pedro Berruguete. Nel Palazzo Ducale di Urbino, seconda

tappa, viene approfondito il tema della committenza con l’opera pittorica di Federico Barocci (la Natività, la Deposizione, e il Ritratto di Lavinia). A Pesaro, nel Palazzo Ducale di piazza del Popolo, e a Villa Imperiale, residenza estiva aperta per l’occasione, la rassegna si sofferma sulla committenza di Francesco Maria I e sulla ricchissima produzione di ceramica. A Urbania, infine, la città di Francesco Maria Il, si ammirano antichi disegni e si indaga il rapporto dei Della Rovere con la scienza. (Informazioni e prenotazioni: telefono: 0721-370956).

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