CASTELLINA Candidata in Grecia con la Lista Tsipras a 89 anni
“Quando Rauti tentò di salvarmi”
C’era una volta una giovane giornalista di Paese sera in trasferta in Grecia per raccontare il colpo di Stato dei colonnelli. Correva l’anno 1967 e ad Atene il “golpe non si vedeva”, come ha spiegato tante volte la protagonista. “Avevano messo duemila persone arrestate nello stadio. Furio Colombo, che era stato mandato dalla Rai, era disperato: i giornalisti potevano scrivere, lui doveva mandare delle immagini che non esistevano. Io avevo contatti riservati con le famiglie di alcuni arrestati. Mi dissero che non sapevano dove si trovavano i loro familiari, ma che era stata data indicazione di un commissariato dove si potevano portare dei pacchi”.
Giornalista e comunista, nel 1967 la dittatura la mise in carcere, oggi corre con Tsipras: “Un atto simbolico: fossi eletta, rinuncerei”
Una vecchia storia
I rapporti tra comunisti greci e italiani sono strettissimi da decenni da noi è in lista Panagopoulos per La Sinistra
La critica al passato
Invece di affermare l’identità europea, ITJe in questi anni è stata subalterna al liberismo: adesso serve solidarietà
C’era una volta una giovane giornalista di Paese sera in trasferta in Grecia per raccontare il colpo di Stato dei colonnelli. Correva l’anno 1967 e ad Atene il “golpe non si vedeva”, come ha spiegato tante volte la protagonista. “Avevano messo duemila persone arrestate nello stadio. Furio Colombo, che era stato mandato dalla Rai, era disperato: i giornalisti potevano scrivere, lui doveva mandare delle immagini che non esistevano. Io avevo contatti riservati con le famiglie di alcuni arrestati. Mi dissero che non sapevano dove si trovavano i loro familiari, ma che era stata data indicazione di un commissariato dove si potevano portare dei pacchi”. Chissà se allora Luciana Castellina, novanta primavere straordinariamente ben portate, si sarebbe immaginata che mezzo secolo dopo avrebbe fatto una campagna elettorale proprio in Grecia.
Luciana, restiamo ancora un momento nel 1967: poi lei finì in manette. La prima giornalista arrestata dai colonnelli.
Sì. Con Furio eravamo riusciti a filmare qualcosa al commissariato, la pellicola uscì dal Paese nella valigia di una turista americana diretta a Roma. La mattina dopo andai a colazione con i colleghi, dissi che mi aveva cercata al telefono Pino Rauti, che si trovava lì per il Tempo. Naturalmente non lo avevo richiamato.
Non richiamò Rauti perché era fascista?
Ma certo! Era amico dei colonnelli. E per questo sapeva che fine avrei fatto. Igor Man mi rimproverò: “Hai fatto molto male, i colleghi si richiamano sempre”. Rauti voleva avvisarmi. Poco dopo uscendo dalla doccia nella mia camera trovai decine di poliziotti ad aspettarmi. Senza farmi vedere mangiai tutti gli indirizzi dei miei referenti prima che mi portassero in prigione. Il ministro degli Esteri era Fanfani e riferì in Senato dei fatti in Grecia, tuonando contro il mio arresto: tutti in quel momento si volevano rifare una verginità antifascista… E ordinò di farmi liberare immediatamente. Così, grazie alle trattative dell’ambasciatore, tornai in Italia.
Poi è rimasta in contatto con i greci?
Il Partito comunista greco si spaccò in due e nacque il Kke, il Partito comunista dell’interno, che prese le distanze dall’Unione Sovietica. In quella fase il Pei si trovava in imbarazzo, non poteva rompere con l’Urss e simpatizzava per gli scissionisti anche perché molti esuli erano venuti in Italia: io ho tenuto i rapporti con loro, anche quando sono andata al manifesto. Per vent’anni ho partecipato ai congressi dei vari partiti, quando sono diventati Synaspismos e poi Syriza.
La ragione politica della candidatura è stata una riconferma della vicinanza tra la sinistra italiana e quel la greca?
Sì, e poi l’hanno proposta ame perché ero la più conosciuta in Grecia. Qui in Italia è candidato Argiris Panagopoulos, giornalista di Avgi e dirigente di Syriza.
Uno scambio dì prigionieri!
Torno a dire: i rapporti tra i comunisti italiani e greci sono stati strettissimi. Lo ha ricordato anche Tsipras, quando ha presentato la mia candidatura. “Noi dobbiamo molto ai comunisti italiani e al manifesto: ci hanno insegnato a essere comunisti diversamente”. Cioè a non essere settari.
Si sarebbe candidata in Italia? Lei è stata più volte eurodeputata.
No! Non voglio andare a Strasburgo, anche se fossi eletta rinuncerei. E un atto simbolico.
Parliamo di Tsipras. È stato molto criticato…
…è stato molto criticato da Varoufakis, che vorrei far notare molto prudentemente si presenta in Germania e non in Grecia.
Volevo sapere cosa pensa della scelta di Tsipras di cedere ai diktat della Troika nonostante l’esito di un referendum popolare che andava in senso opposto.
Quello che hanno chiesto alla Grecia è terrificante. Ma non poteva uscire dall’euro, sarebbe stato un suicidio: è il più fragile di tutti i 28 Paesi, non produce quasi nulla. Dopo una settimana non avrebbero avuto nemmeno i soldi per comprare il combustibile delle navi che servono le loro isole.
Il mandato elettorale di Tsipras era diverso.
Ha provato a tener testa all’Europa. C’è stato un periodo di tensione fortissima, causata anche dalla totale sordità dei governi europei di sinistra. Compreso il nostro, sempre che il governo Renzi si possa definire di sinistra. In quel momento la battaglia da fare era sul debito, che avevano contratto precedenti governi corrotti e alleati del Partito popolare della Merkel e dei socialisti. Io credo che Tsipras abbia fatto quello che poteva fare: si ricorda quando rimase in camicia chiedendo “Volete anche la mia giacca?”. Ha provato a ripartire l’onere di questo bagno di sangue, in modo da proteggere – nonostante i margini limitatissimi – i più poveri. Tanto è vero che oggi il salario minimo è stato un po’ aumentato e anche l’occupazione è risalita, insieme al Pil.
Tutti vogliono un’altra Europa. Cosa vuol dire concretamente?
L’Europa è stata governata dall’alleanza socialdemocratici-popolari, fondata su un’idea turboliberista di competizione. Contro ogni forma di solidarietà: il Trattato di Lisbona vieta gli aiuti tra Paesi. La Bce ha cercato di immettere liquidità acquistando buoni del tesoro svalutati. Liquidità che non ha potuto dare al governo greco per fare investimenti, ma solo al mercato o alle banche. In sostanza agli speculatori. Si è deciso di liberalizzare la circolazione dei capitali senza contemporaneamente rendere omogenea la politica fiscale e così, tanto per fare un esempio, la Fiat ha lasciato Torino, spostando la sede della società ad Amsterdam e a Londra dove paga meno tasse. Tutte le misure adottate negli ultimi anni anziché tendere a rafforzare l’identità storica europea, caratterizzata daun forte welfare, hanno portato a un crescente subalterno allineamento alla globalizzazione, così rischiando di far perdere la ragione stessa dell’essere Europa. Il primo obiettivo è dunque la modifica dei Trattati e di queste decisioni. La questione fondamentale è costruire un soggetto politico e sociale unitario che sia in grado di fare una battaglia comune nel senso che ho appena indicato, di creare reciproca comprensione e solidarietà, impedendo che gli uni vengano messi contro gli altri. Purtroppo oggi a ritenere che i greci vadano puniti perché non lavorano non è solo il ministro Schàuble, maanche l’operaio tedesco.
Prossimi appuntamenti della campagna elettorale?
Sono stata per l’apertura e torno il 15: Atene, Salonicco e le tre città di Creta.
Dove è ambientato il suo ultimo libro, Amori comunisti, giusto?
Sì, una delle tre storie raccontate dei guerriglieri cretesi che sono rimasti nascosti nelle grotte per vent’anni.
Chi è
Nata a Roma il 9 agosto 1929, nel ‘47 s’iscrive al Pei di cui diventa funzionario fino a quando nel ’69 viene radiata dal partito e fonda con Magri, Rossanda e altri il manifesto. Ha sposato Alfredo Reichlin, da cui ha avuto due figli, Pietro e Lucrezia. Per anni è stata compagna di Lucio Magri.
Leggi l’articolo de “Il Fatto Quotidiano” del 4 maggio 2019
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