Fini: davanti la TV alle prese con Fitch

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Fitch, chi era costui? Sono i giorni dell’ordalia elettorale. Tutti a scannarsi su tutto, a pesare grammi di par condicio. Il vostro Ghost ricorda l’ormai lontana sera del 4 aprile quando Gianfranco Fini, ancora vicepremier, arriva su Raitre, negli studi di Ballarò. L’argomento sono i conti pubblici e c’è poco da scherzare. Fini, però, il modo di far ridere il mondo della finanza lo trova lo stesso, non appena il moderatore Giovanni Floris si collega da Londra con Brian Coulton, capo dell’agenzia di rating Fitch. L’analista finanziario comincia a dire dell’Italia quel che tutti sanno: economia difficile, un debito pubblico cresciuto per la prima volta dal 1993… E la probabilità che il nostro Paese venga presto retrocesso nelle classifiche internazionali.

A questo punto, il celebre economista Fini entra in scena. Per togliere la parola a Coulton: «Ma cosa vuoi che ne sappia questo qui! È un imbroglione! Floris, un po’ di serietà! lo non ho capito nulla. Questa è un’agenzia che conosce solo Floris!». Tutti allibiti: con Moody’s e Standard and Poor’s, gli “imbroglioni” di Fitch stanno in una delle tre grandi agenzie internazionali che danno le pagelle ai Paesi indebitati. II raffinato Fini, però, sembra non saperlo: insulta Coulton: «Non è credibile, non parla neanche l’italiano!» (a proposito: come vanno le lezioni d’inglese del nostro ex ministro degli Esteri?) e dice ma va’ là, tutte balle, i conti non sono così neri…

Due mesi dopo, eccoci qua. L’imperturbabile Fitch lo ripete al neoministro Padoa Schioppa: datevi una mossa, guai se non risanate in fretta il bilancio. E che cosa scrive l’imperturbabile Secolo d’Italia, giornale di An? “Prima clamorosa bocciatura internazionale per il governo Prodi”. Clamorosa? Ma non erano degli illustri sconosciuti? Dalla finanza creativa del buon Tremonti alle cattive creanze di Fini: e nessuno che paghi dazio.

(da “Io-D” – Corriere della Sera – 3 giugno 2006 – “Caduti nella Rete”, a cura di Ghost)

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