Asiago: è l’altopiano con i suoi sette comuni

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

La denominazione antica, anzi, è proprio questa “dei Sette Comuni”, citati uno per uno: Enego, Foza, Gallio, Lusiana, Roana e Rotzo. Ai quali poi si aggiunse Conco, diventato Comune nel 1796. Oltre ad Asiago, naturalmente, la cui fama turistica è cresciuta via via che cambiava nome: dalla cimbrica Sieghe (taglio del bosco) ad Asigliago ed Asillago. Finché diventò, unica delle “sette sorelle”, città nel 1924, dopo essere risorta dalle macerie cui l’aveva ridotta la 1° Guerra Mondiale.

E fu, per D’Annunzio,” la più piccola ma la più luminosa città d’Italia”, con il corso principale intitolato al IV Novembre e con il Sacrario Militare vicino, sul Colle del Larten, con Museo con reperti bellici e tanti Caduti anche austroungarici.

Numerose – e tutte note a livello internazionale – le manifestazioni tipiche di Asiago: dalla “fiaccolata del Kaberlaba” (il primo sabato di gennaio) indetta dai maestri della Scuola-Sci al Concorso internazionale di scultura in legno che nell’ultima settimana di agosto, affolla la città, trasformando vie e piazze in affascinanti “laboratori all’aperto”.

Il mercato settimanale si tiene ogni sabato;e poi ci sono le Fiere: 1° mercoledì di giugno; 21 settembre; 2 novembre. Ma intorno ad Asiago, come dicevamo, c’è ancora molto, da vedere e scoprire. A cominciare da Sasso, unica frazione di Asiago, che conta ben 13 “contrade”. Essa è famosa per la “Calà”, una salita unica al mondo con i suoi 4.444 gradini che venne costruita nel 1387 da Gian Galeazzo Visconti; e sulla quale si inerpia; a fine agosto, una spettacolare “fiaccolata storica”.

Poi ci sono: Foza, con il suo territorio tutto boschivo; Conco (l’ottavo dei sette), con le case “veneziane” del centro e con quattro frazioni, in una delle quali è il “balcone”, con vista mozzafiato; quando c’è il sole, lontanissimo, si vede il campanile di S. Marco; Enego, che molti chiamavano la “perla dell’altopiano”, con vista – e non è davvero poco! – del Monte Grappa e delle Dolomiti; Gallio – tutta ricostruita dalle macerie della 1° Guerra Mondiale – con, tra l’altro, la “Valle dei Mulini”, con vista ad un reticolo bellissimo di torrenti e “canali”; Lusiana (bosco consacrato a Diana) con intorno contrade e fattorie, molte in stile “germanico”, e con accanto il Parco naturale del Cormion, autentico museo all’aperto, con la “passeggiata delle Calcare”, forni dove si produceva la calce.

Più grande Roana, con i suoi 6 centri e altrettanti Campanili e con il suo Istituto di Cultura cimbra, con ricchissima biblioteca; e infine Rotzo “l’antica (dal cimbro “Rotz”, roccia) con l’Altare “Knotto” antica pietra magica dove venivano offerti i sacrifici degli Dei.

Ancora una nota culturale di rigore. Quella sugli “usi civici” ai quali rimandano ancora oggi le tabelle visibili qua e là dove si legge “Proprietà della gente del posto”.

Erano i diritti di godimento “comunitari” in vigore da sempre nelle terre altopianesi; le terre e quanto esse producevano: alberi e legnami, frutti e funghi e grano.

Si tratta dei diritti di godimento che gli abitanti dei Comuni dell’Altopiano hanno sopra le terre oggi in capo ai Comuni. Gli altopianesi, ancora in data immemorabile, riuscirono a conquistare la proprietà delle terre suddette e quindi dei loro prodotti: frutti, funghi, legna ecc. Ciò significa che gran parte del territorio che ci circonda (praticamente tutti i boschi e i prati che si vedono) non è di tutti(dello stato), né della regione o della Provincia e neanche dei Comuni in quanto Enti( che gestiscono il territorio per conto dei proprietari). Esso appartiene agli “antichi abitatori” di ciascun Comune. Sicchè ciò che compete agli asiaghesi sul territorio di Asiago non compete ai roanesi, che godono invece i “loro” territori.

(Per informazioni più approfondite: ai Municipi di Asiago, Lusiana, Enego, Rotzo,Roana, ecc. e alle Pro – Loco); (0424 – 600211)

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