L’agricoltura resiste alla “mondializzazione”

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

L’agricoltura resiste alla “mondializzazione”

Ci sarà un vertice a sullo agricoltura, a dicembre, ad Hong Kong; e si tenterà di stabilire un nuovo “calendario” dopo i fallimenti dei recenti incontri. Che hanno sottolineato un dato di fatto: l’agricoltura resiste alla mondializzazione; ed anzi si può parlare – come scrive l’Economist di Londra – ad un ritorno incisivo del protezionismo. Da Seattle, nel 1999, a Doha, nel ’91, a Ginevra nel 2005, la tendenza andata emergendo, in contrasto sempre più netto con l’orientamento liberista e degli Stati Uniti. Vero che i paesi poveri del terzo mondo e sono danneggiati dai dazi e tariffe doganali ma è ancora più vero che tutto il “mondo rurale” dell’occidente e e in particolare del Europa, sarebbe spazzato via da una politica diversa. Quelle che si temono di più sono le importazioni e di merci sotto costo; ed è stato questo il motivo del fallimento a progetto del giornale di Bush sulla zona di libero scambio è delle Americhe (ZLSEA). Gli americani sono particolarmente aggressivi, a questo punto, temendo che anche Hong Kong sia un fallimento; sostengono che l’unione europea voglia “perdere tempo” sulla strada della liberalizzazione, tirando in ballo tessili cinesi ma in realtà per difendere i suoi agricoltori.

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