L’Araldo – Difendere l’italiano per difendere l’identità culturale dell’Europa

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CopertinaPlurilinguismo e multiculturalismo sono l’essenza dell’identità linguistica e culturale dell’Europa

Nei numeri precedenti abbiamo dato conto della proposta di legge costituzionale del Senatore Menia per l’inserimento nella Costituzione italiana di una norma che sancisca che l’italiano è la lingua ufficiale della Repubblica e della proposta di legge ordinaria dell’on. Rampelli volta a tutelare e garantire l’uso della lingua italiana attraverso norme che, a seconda dei casi e dei soggetti destinatari di esse, vietino, scoraggino, disincentivino o sconsiglino l’uso di termini forestieri, sopratutto anglofoni. La proposta Rampelli prevede anche l’istituzione di un Comitato per la tutela, la promozione e la valorizzazione della lingua italiana.

Alle polemiche sollevate più per pregiudizi e preconcetti che non per una effettiva conoscenza e lettura critica del testo delle proposte e che hanno trasferito il dibattito sul piano della contestazione politico-ideologica, ha risposto lo stesso Rampelli in una intervista rilasciata al sito italofonia. info che l’ha pubblicata lo scorso 18 Apri- le (vedi: italofonia.info).

Rampelli tra i tanti argomenti trattati nell’intervista, mette in risalto come il divieto alle pubbliche amministrazioni di usare foriesterismi in propri atti, delibere, regolamenti, contratti, testi normativi sia giustificato non solo per ragioni di carattere culturale – di per sè già sufficienti – ma anche per un problema di democrazia: coloro che non hanno una buona conoscenza della lingua inglese e sono la stragrande maggioranza della popolazione, sono di fatto esclusi dalla possibilità di una piena conoscenza di tali atti.

Indubbiamente il testo Rampelli nel corso del dibattito parlamentare potrà essere modificato – si auspica in meglio. Ma vogliamo qui allargare il discorso oltre i nostri confini, perchè come è noto, e come ricorda lo stesso Rampelli, l’Italia è uno dei pochi Paesi europei in cui non è costituzionalizzata l’esistenza di una lingua ufficiale, mentre sono molti i Paesi in cui esistono leggi che obbligano all’uso della lingua ufficliale negli atti della pubblica amministrazione (ma anche in taluni atti privati), come la Francia con la Legge Toubon del 1994, ovvero esistono disposizioni di carattere regolamentare e amministrativo che parimenti tutelano l’uso delle lingue nazionali, come avviene nella Confederazione Elvetica, o che comunque sottopongono all’esame di un Istituto specializzato l’uso del termine straniero quando non sia possibile tradurlo nella lingua nazionale, come avviene in Spagna con l’Istituto Cervantes.

In tutti questi Paesi, ove peraltro l’insegnamento della lingua inglese è sicuramente più esteso ed efficace che non in Italia, la lingua ufficiale dello Stato è tutelata, protetta, sostenuta, salvaguardata, senza che ciò faccia ritenere questi paesi grettamente nazionalisti o contrari al processo di integrazione europea.

E proprio dando un’occhiata all’Europa e al difficile cammino avviato verso forme via via più stringenti di integrazione europea, ci sovviene come nel lontano 1986 l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa ebbe ad approvare una risoluzione dal titolo ”L’identità culturale e linguistica dell’Europa” la cui relazione illustrativa era stata redatta da un parlamentare italiano, Pino Rauti. Nell’introduzione della relazione veniva evidenziato come “La diversità dei linguaggi dell’Europa è il centro della sua identità culturale. Un linguaggio non è esclusivamente un mezzo di comunicazione, ma riflette anche una storia, una civiltà ed un sistema di valori”. A fondamento di tale affermazione si citano Péguy (“il linguaggio esprime lo spirito dei popoli”), Braudel (“La Francia è prima di tutto la lingua francese”), Gramsci (“Il linguaggio possiede al suo interno gli aspetti fondamentali di una concezione del mondo e di una cultura”).

Nella relazione si anticipava quello che oggi si è oramai verificato: il pericolo rappresentato dall’avvento dell’informatica e delle nuove tecnologie, prevedendo già allora la standardizzazione dei linguaggi e il conseguente depauperamento delle lingue nazionali europee, compreso l’inglese (“quest’ultimo, sempre più usato come una lingua universale, come puro mezzo di comunicazione corre perciò il rischio di rimanere impoverito in modo significativo”).

Partendo da queste e da altre puntuali considerazioni, la risoluzione approvata da quella Assemblea Parlamentare raccomandava al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa di:
– Incoraggiare il multiculturalismo in Europa;
– Intraprendere iniziative concrete per salvaguardare l’eredità linguistica e letteraria dell’Europa ed incoraggiare il suo continuo sviluppo creativo;
– Favorire la lettura in Europa, anche mediante la lotta all’analfabetismo;
– Iniziare specifici progetti per far avanzare la cooperazione europea in questi campi.

La costruzione di una identità europea in quel lontano 1986 veniva individuata come frutto della conservazione e della tutela dell’identità linguistica e culturale dei singoli popoli europei.

L’europeismo, la voglia d’Europa, il voler essere Europei in quanto Italiani non solo non contrasta con la tutela della nostra lingua nazio- nale, ma anzi pretende che la nostra lingua, come tutte le altre lingue d’Europa, l’inglese compreso, siano tutelate nei confronti di un monolinguismo utilitaristico, la cui affermazione non può che portare ad un impoverimento dell’eredità linguistica e culturale dell’Europa.

Ecco perchè riteniamo positivo che, ancora una volta in Italia sia stato proposto il tema ed auspichiamo che il dibattito parlamentare pos- sa incentrarsi sui contenuti, arricchendosi dei contributi di quanti da anni lanciano l’allarme (l’Accademia della Crusca, il gruppo di italofonia.info) e possa condurre ad una soluzione condivisa perchè l’italiano non è di uno schieramento politico è di tutti gli italiani e tutti gli italiani, anche quelli residenti all’estero hanno diritto di usarlo, di conoscerlo, di studiarlo.

[Aldo Rovito]

L’Araldo – 5 – 15 maggio 2023
[File pdf – 5 Mb]

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