Anche Mussolini aveva la sua legione straniera

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Ecco un libro – lo recensiva Maurizio Massari sul “Secolo” – che squarcia il velo di un fenomeno a lungo rimosso: l’impegno nelle forze belligeranti, prime fra tutte la Germania, i soldati stranieri – tra cui indiani e arabi pronti a combattere a fianco dell’Asse degli Alleati. E in quest’ottica anche l’Italia ha avuto la sua Legione Straniera, ovvero la presenza di un certo numero di uomini di diverse nazionalità che accettarono di essere inquadrate in vario modo nelle forze armate italiane”. Il libro, il “pregevole lavoro”, scrive Massari, è di Stefano Fabei – uno storico coraggioso già autore de “Il fascio, la svastica e la mezzaluna” – e il titolo del nuovo saggio è “La legione straniera di Mussolini” (casa editrice Mursia – pgg. 386 – euro 22). Fabei analizza “in particolare tutte le circostanze e le motivazioni che spinsero quegli stranieri a schierarsi e a combattere insieme agli italiani. La storiografia aveva sinora descritto ampiamente solo i volontari che si erano arruolati nell’esercito tedesco, in particolare quelli che erano entrati a far parte delle Waffen – SS e che provenivano da ogni parte d’Europa, oltre che dai Paesi arabi. Come sottolinea Fabei, invece anche il nostro Paese ha avuto tra le sue fila soldati arabi perchè intravedevamo nello schierarsi con l’Asse la possibilità di appartenere al primo nucleo dell’esercito di liberazione del proprio Paese: è il caso dei volontari arabi e indiani…”. Quei volontari del vicino Oriente si consideravano a tutti gli effetti “un’avanguardia dei propri popoli” a guidare la marcia delle forze del tripartito alla liberazione del mondo arabo e del subcontinente indiano”. “… Molti personaggi illustri del mondo arabo – che diverranno noti e acquisiranno un ruolo pubblico nel periodo deo dopoguerra – si erano schierati apertamente con l’Asse e lo appoggiarono in tutto e per tutto. Tra questi anche il compianto presidente egiziano Sadat, il quale durante la guerra, aveva operato come agente segreto dell’Asse italo-tedesco. Va inoltre ricordato – come fa Fabei – che il Gran Mufti palestinese di Gerusalemme Ami-el-Husseini era lo zio diretto di Yasser Arafat, futuro rappresentante – simbolo del popolo palestinese”. Fabei non si limita al mondo arabo. Approda anche alle vicende dei serbo-ortodossi “che furono spinti, da altre motivazioni ad arruolarsi anche loro nell’esercito italiano”. Perchè “l’opposizione al movimento partigiano di Tito fu l’elemento decisivo che indusse dalmati, sloveni e croati a schierarsi a fianco degli italiani”…E ancora: “i soldati italiani che si trovano in Russia ebbero modo di arruolare centinaia e centinaia di cosacchi, ostili al regime sovietico. Inoltre, si erano arruolati anche una diecina di maltesi…”.

Pino Rauti

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