“A Roma poteri speciali come Londra e Parigi”

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Walter Veltroni ha rilanciato tempo fa la richiesta di “poteri speciali” per Roma Capitale. E ha fatto, secondo noi, benissimo perchè, indipendentemente dall’uso che ne verrà fatto (e Dio sa quali e quanti dubbi noi si nutrano al riguardo) quei “poteri” sono qualcosa la cui assenza definiamo non da oggi una vergogna. Forse Veltroni non lo sa, ma l’idea di attribuire a Roma un “rango legislativo” speciale è nostra, diciamo da sempre. Ed anzi abbiamo sempre pensato che per essere veramente tali, Roma non dovrebbe avere al suo vertice un Comune – come abbiamo chiesto quando abbiamo partecipato alle Amministrative – ma essere gestita come “governatorato”. E sempre abbiamo fatto notare che molte altre capitali, da Londra a Parigi a Berlino, avevano ruoli giuridici di grande rilievo e incidenza operativa, rispetto ai normali Comuni dei rispettivi Paesi.

Leggiamo nel “Corriere della Sera”, come stanno adesso le cose; a firma di Paolo Foschi. La richiesta di Veltroni venne avanzata davanti alle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato riunite in seduta comune. «E’ necessario modernizzare, velocizzare e rendere stabile la decisione politica. I troppi passaggi infatti diventano uno strumento per chi vuole esercitare poteri di condizionamento. Roma deve avere un ambito di poteri in determinate materie, attraverso una legge ordinaria», ha detto il sindaco nel corso di un’audizione, precisando che – a suo avviso – non è necessaria alcuna modifica della Costituzione.

Insomma, secondo il Campidoglio l’iter può e deve essere rapido. Una linea condivisa da Vannino Chiti, ministro per i Rapporti col Parlamento: «Veltroni ha chiesto per Roma non competenze legislative, che richiederebbero una legge costituzionale, ma competenze amministrative, rafforzate e regolamentari. E’ un impegno che si può attuare. C’è la nostra volontà di andare avanti», ha commentato l’esponente del Governo.

I nuovi poteri sono però urgenti, secondo l’amministrazione capitolina. «Roma assomma in sé due funzioni – ha detto Veltroni ai parlamentari – , quella di area metropolitana e quella di capitale. E questo la distingue dalle altre aree metropolitane. E’ sede della cristianità, ospita tre ambasciate per ogni paese, è attraversata ogni anno da centinaia di manifestazioni che richiedono un impegno straordinario e risorse ingenti per i servizi. E potrei citare tanti altri esempi» .Il sindaco ha poi illustrato i numeri del fenomeno-Roma: la città «ha una superficie di 1.290 chilometri quadrati, è grande come 8 città italiane, è in termini di popolazione la terza capitale europea dopo Londra e Parigi. Produce la stessa ricchezza di un paese come l’Ungheria: ma deve essere amministrata con gli stessi poteri di un Comune di 800 abitanti. Una città come questa ha bisogno di altro. Dobbiamo avere gli stessi poteri di Capitale europee come Londra, Parigi, Madrid o Berlino».

Dopo aver punzecchiato il leghista Roberto Calderoli («mi spiace che sia costretto ad ascoltarmi»), Veltroni ha ricordato la penalizzazione di Roma in termini finanziari rispetto alle altre città: «Riceviamo dallo Stato 294 euro pro-capitale all’anno rispetto alla media nazionale di 357 euro. Le ultime leggi finanziarie hanno portato zero contributi per la Capitale» . Nonostante questo, l’economia romana corre: «Il Pil dello scorso anno – ha detto Veltroni – si è attestato al 4,2% contro il 2,4% del Paese e quest’anno segna lo 0,6% contro lo 0 della media italiana. Ma tutto ciò che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto da soli. Esiste dunque un problema di poteri. Vogliamo poteri speciali, senza invadere altri campi istituzionali».

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