Spagna: “scuse” agli eredi Mori?

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Se ne discuterà molto nelle prossime settimane, nella Spagna di Zapatero; e anche in Italia si vorrà saperne di più: sulle “scuse”, anzi sul risarcimento economico agli eredi dei “Moriscos”, i musulmani espulsi dalla Spagna 400 anni fa, nel 1609.
A sollevare il “caso” il Gruppo socialista al Parlamento spagnolo, con una sua mozione.
Ne scrive sul “Corriere della sera”, Mario Vargas Llosa in un articolo sul “El Pais” (tradotto per l’Italia da Francesca Buffo) nel quale si sostiene che “solo un retrogrado cavernicolo oserebbe mettere in dubbio che si tratta di riparare ad un’ingiustizia perpetrata dall’intolleranza religiosa e dal pregiudizio razzista”.
E tuttavia, prosegue Vargas Llosa, esaminata “a mente fredda”, la proposta – che è appoggiata dal premier Zapatero – “E’ fonte di confusione”. Perché “il passato storico dev’essere analizzato con una prospettiva critica … “ma questa funzione spetta alla società aperta in generale, agli storici, ai ricercatori… ma non ai governi né ai politici professionisti” che mancano di obiettività, di competenza tecnica e che vivono e operano asserviti alla lotta politica e all’ attualità, pessime consigliere al momento di ponderare e di spiegare i fatti storici. Le ingiustizie del passato non possono né devono essere vagliate in funzione delle necessità del presente. Ciò che accadde all’ inizio del XVII secolo con i moriscos fu barbaro e brutale, senza alcun dubbio. Lo fu forse di meno l’ espulsione degli ebrei dalla Spagna nel 1492? I loro eredi non meritano forse una compensazione analoga a quella dei moriscos? L’ elenco delle riparazioni dello Stato spagnolo nel corso della sua lunga storia potrebbe essere infinito (ovviamente questo vale per tutti gli Stati, senza eccezioni). Gli indios d’ America, per esempio. Il prossimo anno cominceranno le celebrazioni per i duecento anni dall’ emancipazione coloniale e dalla nascita delle repubbliche ispanoamericane. Sarà l’ occasione propizia per dare il via a una vera e propria esplosione – guidata da Evo Morales, che ha già fissato una cifra vertiginosa di miliardi di dollari di risarcimento che la Spagna dovrebbe sborsare alle «nazioni indie» per le atrocità commesse dai conquistatori – da un confine all’ altro dell’ America Latina, di condanne e vituperi contro la Spagna da parte di politicastri opportunisti e demagoghi come il presidente boliviano (mi viene l’ acquolina in bocca al pensiero delle effusioni fulminanti e delle disquisizioni di Filosofia Morale della Storia che spargerà al riguardo il presidente Hugo Chávez nel suo programma «Aló Presidente»). Se lo fa con i moriscos, lo Stato spagnolo non dovrebbe pentirsi, discolparsi e far proposito di ammenda anche con gli indios d’ America? E che dire dei protestanti, quei poveri luterani, calvinisti, ugonotti, perseguitati come topi appestati, incarcerati e perfino dati alle fiamme? La prima vittima dell’ Inquisizione di Lima si chiamava Mateo Salado, che accusato, giudicato, sottoposto a torture e condannato per la sua appartenenza alla «maledetta e diabolica setta luterana», fu bruciato vivo nella Plaza de Armas della Lima dei Viceré. Quanti poveri diavoli come lui patirono simili sofferenze per aver praticato il cristianesimo riformato in tutto l’ orbe ispanico? Non dovrebbero anche loro essere simbolicamente risarciti dal Congresso dei deputati? E gli omosessuali? E i gitani? E gli schiavi africani? E le streghe e stregoni? E gli atei? Allo Stato spagnolo non basterebbero i giorni e le notti di anni per mettersi in ginocchio e chiedere perdono a Dio e ai vivi per tutte le ingiustizie commesse da coloro che governarono nell’ arco della sua antichissima storia contro intere comunità o singoli individui. La revisione critica del passato non è compito del potere politico ma di storici e studiosi che, collocando i fatti trascorsi nel loro dovuto contesto, e stabilendo gerarchie e priorità indispensabili, ci forniscono le informazioni necessarie per poter giudicare il nostro passato e ci aiutano a discernere, con un minimo di obiettività, ciò che è condannabile, perdonabile, inevitabile e mirabile dei fatti e dei personaggi che ne fanno parte.

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