Katanga; la razzia delle multinazionali

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

“Il saccheggio delle risorse minerarie del paese, è sistematico .E niente viene fatto per mettere fine”. In meno di venti parole il capo della Chiesa Cattolica del Congo (RDC)cardinale Nicolas Etson,ha detto tutto.E tutti i “Rapporti” ufficiali,compresi quelli del l’ONU e delle ONG internazionali, confermano la sua analisi. Anzi secondo molti osservatori siamo alla “spartizione delle spoglie”,alle quali il presidente Jean Assoumani spera di porre rimedio adesso ,riscuotendo la “Gécamines”;quella che negli Anni ’70 ruscì per qualche tempo ad essere il simbolo di un Paese che si ribellava al suo sfruttamento.

Certo si tratta di ricchezze minerarie uniche al mondo; fra le altre il 30% delle riserve mondiali di cobalto,il 10% di quelle del rame e giacimenti sterminati da cui estrarre lo zinco.Ma basta uscire da Lubumbashi,la capitale,per trovarsi-leggiamo “LE MONDE”a cura dell’inviato speciale JEAN Pierre Tugnae un officina immensa di raffinazione che si sta spegnendo;solo a tratti,”su una ” degli otto grandi camini,E sui forni delle industri di una volta,molti campano arraffando a martellate quanto si puo’ rivendere a peso.

A Kolwezi, l’altra città maggiore del Paese,quelle che erano le miniere a cielo aperto di rame e cobalto,sono diventate…laghi naturali;e va anche ricordato che la Gécamines”che una volta impiegava 30.000 salariati ,adesso riesce a fatica a pagare 12.000″

Tuttavia,gli enormi giacimenti stanno destando un nuovo interesse e “arrivano”perispezionarli esperti di ditte europee,asiatiche,nord statunitensi.tutto si vende e tutto si compra… Anche se nessuno riesce a stabilire la quantita’ di minerali che vengono esportati ,via Tanzania o Africa del Sud

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