Italia: sempre più un “Paese per vecchi”

image_pdfimage_print
[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Studio della Banca d’Italia. Lo commenta il prof. Carlo Maria Pinardi. Il docente (di Finanza aziendale internazionale alla Bocconi, sul “Corriere della Sera”, ci parla della “ricchezza delle famiglie italiane”, che dovrebbe ammontare ad almeno 7.600 miliardi, pari al 65% del reddito disponibile. Ma in concreto “cresciamo” perché ci sono non poche “ricchezze che sfuggono alle statistiche”.

La “ricchezza” è composta, leggiamo ancora, di beni reali (abitazioni, terreni e oggetti di valore; e anche attività immateriali come i brevetti, di attività finanziarie (depositi, titoli di Stato, obbligazioni, fondi, polizze e azioni). I debiti finanziari sono prevalentemente mutui e prestiti personali.
C’è anche un altro documento da tener presente: è il Rapporto BNL- Einaudi; che segnala che “nel 2005 quasi sette italiani su dieci non sono riusciti a risparmiare e quattro su dieci incontrano difficoltà nel saldare i debiti.

Leggiamo ancora: “Naturalmente, vi è una profonda disomogeneità di dati sulla distribuzione della ricchezza. La metà più povera delle famiglie italiane detiene meno del 10% della ricchezza totale mentre il 10% più ricco detiene quasi la metà della ricchezza complessiva. Da questo quadro chi esce davvero male? Ancora una volta i giovani. Che la distribuzione di ricchezza sia squilibrata a favore dei più anziani è normale. Ma in Italia questo dato risulta più rilevante che negli altri Paesi. Il modo nel quale è distribuita la ricchezza per fasce d’ età incide sulla propensione e sui modelli di consumo e fa ritenere che questo incida sui tempi per uscire dalla crisi in atto. Dallo studio emerge anche che il trasferimento intergenerazionale della ricchezza ha il suo picco tra i 50 e 60 anni. Quindi si può ritenere che l’ età media di chi detiene la ricchezza netta in Italia sia largamente superiore ai sessanta anni. Largamente. Insomma numeri che accentuano il timore che l’ Italia diventi sempre più «un Paese per vecchi».

  • Facebook
  • Twitter
  • Delicious
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Add to favorites
  • Email
  • RSS

Comments are closed.

Post Navigation