Leggiamo ancora sui “morti per errore” negli Ospedali; gli errori, nel pomeriggio burocratico usato in merito, vengono definiti “eventi” avversi” ma di errori comunque si tratta; e causano in tutta Italia 14 mila decessi ogni anno; dei quali 1000 nel solo Lazio. Questo sostengono, con le cifre adeguate, a supporto i medici dall’Associazione “Pietro Carnitano”, che hanno compiuto le loro rilevazioni – relative al Lazio – sulle stime diffuse dal “Consorzio Universitario per l’ingegneria delle Assicurazioni”. Ne scrivono molti giornali; ampiamente, su “Repubblica” Carlo Picozza:
“Quali gli errori più frequenti? “Tra le cause di morte ricorrenti”, spiega Stefano Canitano, figlio dello stimato primario radiologo del San Camillo scomparso 24 anni fa, «ci sono gli scambi dì farmaci, di cartelle cliniche e di documentazioni diagnostiche, le infezioni ospedaliere e i ritardi nelle diagnosi». «Da soli, questi errori – continua- sono all’origine di oltre il 70 per cento dei decessi». _ , Per non parlare dei più rari ma più devastanti errori di “lato”, quelli consumati da chi confonde la parte sana per quella malata. Accade al dentista che estrae il dente buono invece di quello andato. Poco male, di fronte a un rene sano asportato al posto di quello malato com’è avvenuto due anni fa proprio a Roma. Si consumano tragedie in sala operatoria. E a volte lì, il paziente non ci arriva neppure. «E successo – ricorda Canitano – che si scambiasse il letale cloruro dì potassio con un mezzo di contrasto per la risonanza magnetica. Concausa, la somiglianza dei flaconi». Che fare allora? «Organizzare le procedure ospedaliere su percorsi certi, imitando il modello giapponese della Total quality, il miglioramento continuo della qualità attraverso il controllo costante dei processi. Solo così si superano le criticità», i punti di smagliatura organizzatìva nei quali si genera l’errore. «La medicina perfetta può e deve essere perseguita», sostiene Gaetano Maria Fara, tra i più accreditati epidemiologi italiani. E il direttore sanitario della RmA, Stefano Pompili, aggiunge: «Oltre il 40 per cento dei reclami nelle Asl è originato da carenze nelle relazioni umane e a disfunzioni organizzative» .Buona parte del resto delle proteste (il 45 per cento) è un atto di accusa sui tempi di attesa delle prestazioni. Ancora Pompili: «Sul modello della Total quality, per esempio, stiamo approntando dei circoli diqualità sulla terapia dell’infarto del miocardio, una delle principalí cause di morte dovuta a un intervento terapeutico tardivo».