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Riprendiamo qui integralmente quanto ha pubblicato sul numero 9 del 7 maggio scorso, Francesco di “Benevento”, Francesco Morante:
“Lo scorso 1 maggio il prof. Elio Galasso, direttore del Museo del Sannio, è andato in pensione, lasciando la prestigiosa carica che ricopriva da oltre trent’anni. Elio Galasso entrò al Museo nel 1960 in qualità di vicedirettore. Era allora direttore del Museo il compianto Mario Rotili, che ricopriva quel ruolo da un paio di anni. Quando il prof. Rotili passò all’insegnamento universitario, nel 1970, Galasso ne assunse le funzioni, fino al 1973, quando, a seguito di concorso, divenne il direttore di ruolo del museo.
In questi decenni la presenza di Galasso al Museo del Sannio è stata un punto di riferimento per molti studiosi e appassionati di storia locale, ma soprattutto è stata una presenza di stile. Le sue doti di affabilità e di signorilità erano l’immagine vincente di una istituzione che tutto sembrava fuorché “provinciale” .
Ed ovviamente vi era la sua profonda competenza nel settore museologico, che ha portato il Museo del Sannio a divenire oggi la più importante risorsa culturale della città. “In questi trent’anni il patrimonio del Museo è più che triplicato” ci ha detto Galasso, “grazie a molte acquisizioni ma anche a tante donazioni, di enti e di privati, che nel corso degli anni ho sollecitato”. Un museo non specialistico, in senso disciplinare, ma che spazia su un arco temporale quanto mai ampio, dalla preistoria fino ai giorni nostri. “La funzione del Museo del Sannio, a mio parere, deve essere quella di illustrare il rapporto della città, del suo territorio, della sua storia, con la dimensione storica meridionale ed europea in cui la città si è mossa”. In questa ottica si è mossa anche la sua visione di allestimento museale, che, dopo le ristrutturazioni e gli ampliamenti (peraltro molto discussi, ad opera del prof. De Felice), si è concretizzata nell’attuale felice disposizione delle collezioni. Un museo onorato da visite prestigiose, di uomini di cultura ma anche di esponenti istituzionali quali i presidenti della Repubblica, “ed anche di qualche sovrano inglese” aggiunge Galasso “giunto in incognito, ma di cui resta testimonianza la firma apposta nel registro dei visitatori”.
Ma da ricordare soprattutto che nella gestione di Galasso il Museo non è mai stato un semplice contenitore di opere e di testimonianze storiche. È stato bensì un centro vivo e palpitante di iniziative e ricerche, a contatto con il settore più avanzato del mondo accademico sia napoletano che salernitano. Il Museo in questi anni è stato al centro di sperimentazioni sia nel campo teatrale (da ricordare che Mario Martone ha mosso i primi passi proprio qui nel Museo del Sannio) sia in quello dell’arte contemporanea d’avanguardia. Un insieme di incontri, mostre, iniziative e altro ancora, che sicuramente meriterebbero di essere storicizzate, per mostrare come il Museo del Sannio è stato il volano di una forte sprovincializzazione della nostra cultura cittadina.
Ma quale sarà il futuro di questa istituzione? “Il mio parere” ci ha detto Galasso “è che il nuovo direttore non deve essere uno specialista, altrimenti si rischia di snaturare il carattere del Museo. Faccio un esempio. Se si chiama un archeologo è probabile che il nuovo direttore potenzi la parte antiquaria, ma non sia al contempo interessato a valorizzare la collezione d’arte moderna, o altri settori del museo. Ci vorrebbe, invece, un museologo nel senso più appropriato del termine. In pratica una persona che vanti, non meriti politici, ma competenze specifiche nella gestione dei beni culturali, e che soprattutto, aggiungiamo noi, abbia lo stesso stile di Galasso.
Ma quale sarà il futuro dell’ex direttore? “La Provincia ha probabilmente intenzione di utilizzarmi ancora come consulente, anche se le modalità non sono ancora definite”. Ma noi ci auguriamo anche che, messa da parte la routine quotidiana di responsabile di un ufficio, Elio Galasso possa trovare il tempo e l’entusiasmo per la ricerca, e quindi regalarci nuove ed affascinanti pagine di storia locale. Perché una vita dedicata alla cultura non conosce certo pensionamenti”.
Al saluto di Francesco Morante ad Elio Galasso, aggiungiamo quello del nostro Sito. Con una nota di documentazione sul Museo del Sannio.
Fondato nel 1873 dal Consiglio Provinciale di Benevento, il Museo del Sannio raccoglie un ricco patrimonio storico ed archeologico prevalentemente di area beneventana .
Dopo una prima sistemazione nel 1892 nella trecentesca Rocca dei Rettori Pontifici – sede della Sezione Storica, dove oggi vengono presentate periodicamente mostre di cimeli e documentazioni della storia locale di ogni epoca, il Museo del Sannio ha acquisito negli anni una seconda sede monumentale: l’Abbazia benedettina di Santa Sofia, con la Chiesa di età longobarda eretta da Arechi principe di Benevento, ora sala numero uno del Museo e l’annesso Chiostro Romanico del XII secolo.
Riconosciuto con Decreto Ministeriale 15 settembre 1965 “Museo Grande”, il Museo del Sannio è organizzato in quattro Dipartimenti e due centri di ricerche. L’ordinamento museografico in corso di revisione privilegia un criterio tematico.
Testimonianze della cultura preromana nel Sannio antico si confrontano con quelle di area greca e magno – greca del Ve IV secolo a.c., alternate a sculture greche o copie romane di statuaria greca. Tra questi la Danzatrice da originale greco del V secolo a.c.; il Diskoforos, copia romana in basalto verde del capolavoro di Policleto; l’Athena, copia risalente ad un originale prassitelico.
Reperti di una vasta necropoli sannitica provengono da ” Caudium ed includono tra l’altro ceramiche greche e figure che risalgono fino all’VIII secolo a.c., opera di maestri attici e di Magna Grecia.
Il complesso di arredi dei santuari egiziani di Benevento costituisce a sua volta un “unicum”, è il nucleo di sculture egizie più cospicuo per quantità e qualità rinvenuto fuori dell’Egitto.
Si tratta di sacerdoti, sfingi, falchi, divinità obelischi, leoni, frammenti architettonici e personaggi imperiali, fra cui spicca la statua di Domiziano in veste egizia. Interessante una recentissima ipotesi di Elio Galasso secondo la quale, con l’arrivo del Cristianesimo, la dea Iside demonizzata e rimpiazzata dalla figura della Vergine – che presentava le stesse caratteristiche iconografiche di “mater lactans” divenne “strega”.
Di qui l’origine della leggenda delle streghe di Benevento, che dal Medioevo ad oggi continua ad ispirare arti figurative, letteratura e musica. Importanti reperti della necropoli longobarda di Benevento del VI – VII secolo, armi, utensili, vasellame, monili ed elementi di abbigliamento confluirono nel 1927 nel Museo, che conserva anche monete d’oro della zecca longobarda con le immagini dei duchi e dei principi. Nel Dipartimento di Arte sono presenti opere di Donato Piperno, pittore raffaellesco attivo in Benevento nel 500 e di artisti di area napoletana.
Tra i tanti Achille Vianelli ( 1803 – 1894 ) vicino alla scuola di Posillipo che ha lasciato delicate immagini della Benevento ottocentesca, in parte distrutta da bombardamenti del 1943. Da segnalare, di Giuseppe Bezzuoli (1784 – 1855), “il ritrovamento del corpo di Manfredi tre giorni dopo la battaglia di Benevento del 1266″, spettacolare scena che domina l’Auditorium dell’Istituto, sede di continue attività culturali, e le opere di notevoli artisti italiani del 900, tra cui un bassorilievo di Pericle Fazzini raffigurante la danza delle streghe sotto il noce di Benevento.
Da qui “maranero” tante cose; fra le quali “La Strega”, il liquore di Benevento famoso in tutto il mondo.
E mi viene in mente, mentre concludo, la tesi di fondo di quel libro bellissimo che Salvatore Sattis ha scritto sul nostro patrimonio culturale (“Italia S.p.a.” –Gli Struzzi – Einaudi). Questa della Strega di Benevento, è una “perla” per lui!
Umberto Giusti