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E’ davvero una mala Italia quella che è venuta fuori come immagine dal consueto rapporto di fine anno della Guardia di Finanza; in un’Italia avida e pronta a tutto, come hanno dimostrato i risultati delle 65.000 verifiche svolte sino al primo dicembre scorso, con ben 4.200 persone denunciate per reati tributari. Sui 33.000 controlli – prezzi, 2.200 sono state le violazioni denunciate. E per avere una più precisa “fotografia” di questa mala-Italia, altri due dati:
sono stati sequestrati oltre 110 milioni di «pezzi» contraffatti, di cui circa 60 milioni sono giocattoli. Nel settore della contraffazione, che ormai si muove secondo logiche d’impresa, la Guardia di Finanza ha effettuato 20 mila interventi nel corso di quest’anno.
E ancora: la Guardia di Finanza ha identificato 26.300 lavoratori irregolari. Di questi, 17.400 risultano completamente sconosciuti agli enti previdenziali e assistenziali. Gli immigrati clandestini individuati sono stati 7.200. Di questi, 230 sono stati arrestati.
Di più:
Da gennaio a novembre sono stati scoperti 7.584 evasori, di cui 6.869 del tutto sconosciuti al fisco: questi ultimi, da soli, hanno occultato 5,2 miliardi di base imponibile. In tutto le risorse nascoste al fisco sono state 8,9 miliardi di euro, 230 milioni in più del 2003.
C’è un dato che ci sembra particolarmente preoccupante; perché è una “situazione” che la dice lunga su tutta una rete assai estesa di complicità:
Nella lotta al lavoro sommerso sono stati identificati 26.300 lavoratori irregolari di cui 17.400 totalmente in nero: né contributi, né assicurazioni, niente di niente. Fantasmi, insomma. A questo esercito di sconosciuti si aggiungono 7.200 immigrati clandestini scoperti principalmente durante «azioni di contrasto» nelle acque dello stretto di Messina, e nelle vicinanze delle coste di Malta. Di questi, 230 sono stati arrestati.
Un’altra cifra sconvolgente realtà: la G.d.F. ha proposto recuperi in materia di IVA evasa per 2,1 miliardi di euro ( 4.000 miliardi di vecchie lire, per essere più precisi) ma, informano i giornali, in materia, il generale Pasquale Debidda – capo del Terzo reparto delle Finanze Gialle, che è anche il gruppo operativo contro i <<contrabbandieri tecnologici>> – ha sottolineato la gravità del fatto che “la contraffazione ormai si muove secondo logiche d’impresa anche di tipo internazionale”.
Eppure – sembra incredibile ma è proprio così – eppure lo Stato sembra non voglia premere più di tanto su questo versante. Le notizie e le cifre che abbiamo indicato sopra, sono state pubblicate da tutti i giornali tra il 23 e il 24 dicembre scorsi. Ma sul “Corriere delle Sera” – che ad esse ha dedicato una pagina intera, è comparso anche un articolo intitolato “C’erano una volta gli 007 del Fisco”; con questo sommario bene in evidenza: “Reviglio creò il SECIT, Tremonti lo definì “un Cremino”: i funzionari indagano sul tenore di vita dei sospetti.
Ma con il taglio alle spese sono rimasti in 30. E lo Stato incassa solo il 7,5 % delle somme scovate. Commenta l’autore dell’articolo Enrico Marro, che di queste “vicende” è uno specialista sempre ben documentato:
“La Guardia di Finanza canta vittoria per aver scoperto 9 miliardi di euro sottratti al fisco, ma fin d’ora si può dire che lo stato recupererà solo una piccolissima parte dell’evasione. Nell’ultima relazione della Corte dei Conti sul Rendiconto generale dello stato c’è un’interessante tabella che mostra come nel periodo 1998-2003 sono state in media accertate imposte evase per 19,3 miliardi di euro all’anno, ma nelle casse dell’erario sono entrati mediamente solo 2,1 miliardi. Insomma, è come se ogni anno si potesse fare a meno della Finanziaria semplicemente facendosi dare il dovuto da chi ha evaso ed è stato scoperto. E invece si incassano solo le briciole. Nel 2003 appena il 7,5%: 1,7 miliardi su 22,8 miliardi accertati.
Evidentemente, a tutti i livelli, c’è qualcosa che non funziona, dalle verifiche al contenzioso davanti alle Commissioni Tributarie”. Fu nel 1980 che l’allora Ministro delle Finanze creò il SECIT (Servizio consultivo e ispettivo dei Super esattori fiscali. Un “servizio” che “è finito in soffitta” dopo che, “a metà degli anni novanta coinvolse decine di magistrati accusati di nascondere al fisco i compensi di centinaia di milioni di lire ottenuti con la partecipazione ai collegi arbitrali. Scoppiarono anche beghe interne, al punto che Giulio Tremonti, già nel ’94 definì il servizio «un Cremlino fiscale dove si passa il tempo a denunciarsi a vicenda». Ma a svuotare i compiti del Secit ha cominciato il governo di centrosinistra nella passata legislatura, poi ha continuato il centrodestra”.
Adesso quelli che erano i “super ispettori” si chiamano modestamente “esperti” e sono soltanto una trentina.
Pensate, con tutto quello che accade in campo fiscale e tributario e mentre ci si trova di fronte a comportamenti da “grande azienda” a livello mondiale, con migliaia di miliardi in ballo, l’Italia “schiera” soltanto una trentina di funzionari! Il SECIT di fatto non c’è più; come osserva – riferisce ancora Enrico Marro – la stessa Corte dei Conti: Da organo di controllo con caratteristiche prossime a quelle di autorità amministrativa indipendente nel campo dell’accertamento tributario» è diventato «un organismo di studio su tutti i temi della politica economica di volta in volta d’interesse del ministro». Con la conseguenza, con la suprema” magistratura contabile, di un «mancato esercizio della necessaria funzione di vigilanza sulla correttezza e sull’efficacia dell’attività di accertamento» dell’evasione fiscale”.