USA in Normandia e negri discriminati

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]
La celebrazione dello sbarco del 1944 in Normandia – alla presenza di Obama – ha fatto “riemergere” alle cronache, le vicende dei soldati neri USA, in un’epoca nella quale la segregazione era la regola, negli Stati Uniti.
Anzitutto, qualche cifra.
Fra i primi a sbarcare, i 320° battaglione di sbarramento antiaereo. “Tutti neri, qualche ufficiale bianco, appena”.
Leggiamo sul “Sole 24 Ore” nel servizio dell’inviato speciale a Caen, Leonardo Martinelli:
Sui 29.714 americani che misero piede a “Obama beach”, 500 erano neri. E ve ne erano 1.200 sui 31.912 che sbarcarono ad “Hutah beach”. Al porto di Cherboring, in poche settimane si ritrovarono ad operare 30.000 soldati neri.
In gran parte dei casi assicuravano i servizi di logistica», sottolinea Stéphane Lamache, storico. «Scaricavano le merci dalle navi guidavano i camion, facevano addirittura i becchini: emarginati, ma il loro ruolo fu determinante». Alice Mills non è storica, ma specialista di letteratura afro-americana; è docente alla Università di Caen: “Partecipai alle commemorazioni de12004 – racconta – a 60 anni dallo sbarco. I neri non comparivano mai nelle foto o nei documenti esposti. Né venivano citati negli studi pubblicati qui in Francia, a parte quando si trattava degli abusi commessi dalle truppe americane in Normandia». Decise di dare il via a una battaglia personale, inchieste che l’hanno portata negli ospizi della zona a intervistare gli anziani che vissero quei momenti e poi addirittura negli Stati Uniti. Dopo di lei, altre ricerche sono iniziate, soprattutto con l’avvento di Obama.
Come vissero i neri lo sbarco?
Due decreti di Roosevelt, del 1940 e del ’41, avevano proibito la discriminazione all’interno dell’esercito. E, alla vigilia dell’operazione Overlord, nome in codice dello sbarco, Eisenhower fu chiaro: «Nelle truppe neri e bianchi si esercitino insieme, lavorino insieme e vivano insieme». «Ma l’esercito – precisa Lamache – non era pronto a questo: prevalsero l’ipocrisia e la segregazione. Neri e bianchi dormivano e mangiavano separati. Perfino le sacche di sangue per le trasfusioni, non erano le stesse».
«La situazione – aggiunge la Mills – migliorò man mano che gli Alleati avanzarono verso. Parigi. Condividevano momenti forti: si mescolarono sempre di più». Per numerosi soldati di colore quell’ esperienza rappresentò uno stimolo a rivendicare con più forzai propri diritti, una volta rientrati a casa. Quanto alle popolazioni locali francesi, «non facevano differenza fra neri e bianchi: per loro erano tutti dei liberatori – sottolinea la Mills – Tanti anziani mi hanno confermato la stessa cosa: per noi i nemici erano i tedeschi». È vero, però, che di gran parte degli stupri e dei crimini commessi dalle truppe, furono riconosciuti responsabili proprio dei neri (1’85% del totale, secondo un documento dell’esercito Usa del novembre 1944). «Certi eccessi erano forse dovuti al fatto che molti soldati neri continuavano a guardare al conflitto come a una guerra tra bianchi: non era la loro. Si sentivano esclusi dai momenti più importanti. Prevaleva la depressione»; precisa Lamache. Secondo la Mills, invece, «è al razzismo nell’ esercito che si deve il ruolo attribuito ai neri negli atti di delinquenza. I soldati bevevano, la sera soprattutto. Neri e bianchi. Ma poi, se succedeva qualcosa, non tutti erano puniti allo stesso modo».
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