Intervista a Pino Rauti su Fascismo ed Europa

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Il “Corriere di Roma” – che è da 57 anni un mensile culturale a vasta diffusione negli ambienti più qualificati della Capitale ed è il portavoce dell’associazione “Brutium” – ha pubblicato nel numero del 19 aprile scorso, un’ampia intervista con l’onorevole Pino Rauti. Essa è comparsa sotto il titolo “Una vita dedicata alla politica”, a firma di Marco Rheo e contiene in apertura una piuttosto ampia nota biografica su Rauti (“volontario a 17 anni nella RSI” – “Segretario del MSI DN dal 1990 al 1991” e “detenuto” più volte per motivi politici”). L’introduzione dell’articolo ricorda anche qualcuno dei libri scritti da Rauti e alcune delle Riviste da lui dirette. Poi, cominciano le domande, e le risposte, delle quali riportiamo le principali:

- Presidente Rauti, qual è il suo pensiero sulla Giustizia?

– C’è una giustizia di parte, purtroppo. E il mio parere non può che essere negativo. Io sono stato accusato delle stragi di Piazza Fontana (12 dicembre 1969) e di Bologna (2 agosto 1980). Ci ho, messo 4 anni per dimostrare la mia estraneità. Tutt’ora sono imputato per quella di Brescia (28 maggio 1974). Supereremo anche questa.

- Cosa le dà più fastidio nella politica attuale?

– La bassezza di livello e l’incapacità, sia a destra che a sinistra, di elaborare progetti di ampio respiro. Oggi, per i momenti che viviamo, la progettualità è fondamentale; invece…nulla. Si vive di ordinaria amministrazione, si tira a campare e basta.

- Come si colloca lei, con il suo Partito, nello scenario italiano, e non solo in quello?

– Sono sempre stato europeista convinto. Oggi però sono scettico. Si sta costruendo l’Europa dei mercati trascurando la cultura, la sicurezza, una politica estera comune.

- Quale è il suo giudizio sul MSI?

– E’ stato un movimento di passione e di sacrificio. Peccato che nel momento in cui stava per raggiungere obiettivi storici sia stato deviato verso altri lidi….

- In questo cambio di rotta, quanto ha influito il legame con il Fascismo?

– Il legame è stato vissuto in modo sbagliato. La nostalgia non ha fatto bene al MSI. Il fascismo, per come è stato, rappresenta un momento irripetibile perché è legato alle condizioni storiche in cui nacque. Diverso, invece, doveva essere il rapporto con i valori che in quel regime e in quello Stato furono più o meno realizzati. Ad iniziare proprio dall’Europa, una Europa con una sua anima ed una: autonoma operatività.

- Ma lei, cosa rimprovera al Fascismo?

– Domanda complessa, almeno per me… diciamo, il non aver tentato di realizzare, in anticipo, i grandi obiettivi sociali che poi si espressero nella ultima fase della guerra e della Repubblica Sociale. La partenza era stata buona… poi la strada si presentò più difficile del previsto…

- Come giudica, in sintesi, la svolta di Fiuggi?

– “Il mio giudizio è stato subito negativo e lo è ancora di più oggi. Con quel cambiamento la nostra destra ha rinunciato ad essere l’alternativa al Liberal Capitalismo. Una volta c’era il Marxismo e il Capitalismo. Il MSI si batteva per “la terza via” che faceva spesso riferimento alla dottrina sociale cattolica. Caduto il Comunismo, noi avremmo dovuto essere la seconda via alternativa come prospettiva strategica di opposizione al Liberal Capitalismo… invece abbiamo lasciato che la sinistra si riciclasse, come sta facendo, su questi temi. A Fiuggi si è rinunciato alla battaglia sociale.

- Quale sarà la posizione del suo partito alle prossime elezioni europee e successivamente alle politiche italiane?

– Io spero che attraverso le elezioni Europee che si svolgeranno con il sistema proporzionale, Fiamma Tricolore recuperi i consensi che ha perso. Per quanto riguarda, invece, le. prossime politiche italiane, permanendo l’attuale sistema maggioritario,. all’ultimo congresso nazionale si è pensato ad accordi tattici con il Centro Destra. A tal proposito voglio ricordare che il governo attuale, grazie ai nostri voti, ha vinto in Calabria e in Abruzzo e che per questo D’Alema si dimise dalla sua Regione.

- Lei è calabrese. Cosa pensa della sua regione?

– Penso che è una terra tormentata, difficile. Una regione a luci ed ombre. Tante, troppe potenzialità inespresse. E’ una terra da riscoprire…per la sua storia e la sua cultura. Purtroppo si è fatto sempre poco per il Sud. Troppo poco. Il Sud in generale non è solo turismo ma c’è anche arte, storia e cultura. Apprezzo il vostro giornale perché parla della Calabria in Italia e nel mondo. Ottimo lavoro. Bravi!

- Grazie presidente.

– Grazie a voi.

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