Quanto cresce l’immigrazione

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[La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati]

Nuove cifre sull’immigrazione.
Le fornisce l’annuale Rapporto Caritas.
Esso documenta come, ormai, vivano in Italia 4,5 milioni di stranieri irregolari; ai quali vanno aggiunti almeno 500 mila – ma forse molti di più – irregolari, del tutto “sommersi” ad ogni rilevazione.
Il Rapporto mette in luce anche quale aumento ci sia stato lungo l’arco degli ultimi dieci anni; durante i quali, gli stranieri in Italia – leggiamo a firma di Giampiero Dalla Zanna sul “Corriere della Sera” – sono aumentati di 350 mila ogni anno, quasi 1000 in più al giorno. E “questi imponenti flussi continueranno anche nei prossimi anni?”. La risposta è positiva, a causa di una doppia spinta demografica. Da un lato, la pressione dei Paesi poveri non diminuirà. Senza emigrati, nel prossimo ventennio gli abitanti in età 20-60 dei paesi in via di sviluppo aumenteranno di 50 milioni l’ anno, perché diventeranno adulti i bambini venuti al mondo nell’ ultimo ventennio, quando la natalità era ancora alta, ma la mortalità infantile in rapido calo. Anche se molti paesi (Cina, India, Brasile e alcuni Paesi africani) hanno ritmi di sviluppo più alti dell’ Europa e degli Usa, è impossibile che tutta questa nuova forza lavoro venga assorbita dalle economie locali. D’ altro canto, se non ci saranno immigrati, i residenti in Italia in età 20-60 diminuiranno di 300 mila ogni anno, perché arriveranno alla pensione i figli del baby-boom degli anni ‘ 50 e ‘ 60, mentre entreranno nel mercato del lavoro i figli del grande calo delle nascite. Quindi, nei prossimi vent’ anni le migrazioni favoriranno l’ incontro fra domanda e offerta mondiale di lavoro. Nei Paesi poveri le migrazioni allevieranno il surplus di persone in età di lavoro, mentre in Italia e negli altri Paesi ricchi questi nuovi cittadini impediranno la riduzione della popolazione in età lavorativa. Alcuni Paesi ricchi – ad esempio il Giappone – bloccano l’ ingresso di nuovi immigrati. Ma nel medio e lungo periodo i risultati saranno drammatici, perché la popolazione invecchierà rapidamente, e mancheranno lavoratori disposti a ricoprire mansioni essenziali per la società. “Conviene quindi operare affinché, come spesso è accaduto nella storia, – conclude il rapporto – le migrazioni esercitino una benefica funzione di riequilibrio demografico, sia nei Paesi di ingresso sia in quelli di uscita.”.

Pino Rauti

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